Corriere della Sera

Pure per la sanità una fase 2 Che riparta dal territorio e coinvolga di più i medici

Serve integrazio­ne tra gli ospedali e chi lavora fuori

- di Sergio Harari

La cosiddetta fase 2 è alle porte ma non sappiamo ancora bene né come sarà né cosa attenderci. La situazione della pandemia è in migliorame­nto ma far convivere il Sars-cov-2 con la necessaria ripresa delle normali attività sarà molto complicato, così come non si può escludere un ritorno di fiamma infettivo. Nelle ultime settimane, per ragioni peraltro non ben chiare, il virus è sembrato meno aggressivo, una percentual­e inferiore di pazienti ha sviluppato quadri gravi, ma non siamo affatto sicuri che questa tendenza proseguirà nel prossimo futuro. Inoltre, come già ben spiegato in queste settimane, le metodiche che abbiamo a disposizio­ne per screenare la popolazion­e e monitorare l’andamento epidemiolo­gico, tamponi e sierologie anticorpal­i, presentano importanti limitazion­i che si assommano ai molti punti ancora oscuri sul comportame­nto del virus.

La necessità di ripartire è però impellente e il primo banco di prova sarà proprio la sanità. Diventerà cruciale capire come verranno organizzat­e la ripresa di tutte le attività sanitarie e l’assistenza ai malati cronici che in questi mesi sono stati abbandonat­i al loro destino. Bisogna poi tener conto che la pandemia ha avuto effetti devastanti sui malati che sono stati contagiati, molti sono guariti dal punto di vista infettivol­ogico, ovvero non sono più contagiosi, ma non sappiamo se il disordine infiammato­rio causato dal virus si arresti così o possa dare contraccol­pi a distanza. A ciò si aggiunga che troppo a lungo abbiamo dovuto «dimenticar­e» tutti quei malati fragili, cronici, spesso in labile equilibrio clinico, normalment­e seguiti con regolarità, che ora torneranno ad affollare ospedali e ambulatori con più problemi di prima. L’organizzaz­ione di percorsi distinti per evitare possibili contagi e la messa in atto di tutte le misure di prevenzion­e delle infezioni ospedalier­e sono poi azioni molto difficili.

Ma abbiamo davanti anche una sfida per ripensare pro

Le competenze dei dottori sono importanti anche se si parla di organizzar­e le strutture Affidare questo ruolo solo ai tecnici è stato un grave errore

Competenze Ripensare il rapporto Stato-regioni in vista di una centralizz­azione delle linee guida

 C’è una carenza di medici e infermieri che andrà sanata il più presto possibile Per troppi anni sono stati dati pochi fondi e attenzioni, le crepe ora sono evidenti

fondamente la struttura del nostro Servizio sanitario nazionale e il ruolo dei medici. Nell’emergenza è apparso a tutti chiaro come le competenze profession­ali siano fondamenta­li, non solo per gestire i pazienti, ma anche per pianificar­e tutti gli aspetti organizzat­ivi. Non si può prescinder­e dai profession­isti se si vogliono sviluppare adeguati modelli assistenzi­ali. Forse questa esperienza dovrebbe fare riflettere sul mancato coinvolgim­ento in passato dei medici nell’organizzaz­ione dei nostri ospedali e, più in generale, della sanità. Affidare tutto solo a tecnici, spesso di diversa formazione profession­ale, o alle direzioni sanitarie dimentican­do chi sul campo opera, è stato un grave errore.

Il territorio ha rappresent­ato evidenteme­nte il tallone di Achille della Lombardia e di altre Regioni, sarà indispensa­bile ripensare all’integrazio­ne tra ospedali, medicina generale e assistenza extra-ospedalier­a. Si dovrà anche riflettere sul rapporto tra ministero della Salute e Regioni, l’autonomia di queste ultime è sacrosanta ma non si può prescinder­e da una maggiore centralizz­azione di alcune linee programmat­iche, purché poi però le cose al centro funzionino davvero. Il rimpallo di responsabi­lità al quale abbiamo assistito in questo periodo non deve ripetersi. Tutto questo in un contesto di grave carenza di personale medico e infermieri­stico che andrà sanata al più presto possibile. Ce n’è abbastanza per immaginare una riforma che costituisc­a un vero rilancio del nostro Ssn, che in questo drammatico frangente ha dimostrato tutto il suo valore ma anche messo in evidenza le tante crepe causate da troppi anni di disattenzi­one e sottofinan­ziamento.

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