Corriere della Sera

Remdesivir e gli altri: i farmaci speranza

Lo studio Usa: l’antivirale accelera la guarigione La farmacolog­a Capuano: da tocilizuma­b a eparina, le molecole utili per le tre fasi della malattia

- Laura Cuppini

Sars-cov-2 ci ha colto di sorpresa, ma ogni giorno sappiamo qualcosa in più dei danni che produce nel nostro corpo e di conseguenz­a viene perfeziona­to l’armamentar­io in grado di difenderci. Ad oggi l’unico studio clinico pubblicato (su Lancet) riguarda il remdesivir, un antivirale non ancora in commercio. «L’indagine condotta in Cina ha dato un risultato non statistica­mente significat­ivo, ma sembra che il farmaco, se somministr­ato in fase precoce, possa ridurre il tempo di recupero dei pazienti» chiarisce Annalisa Capuano, professore associato all’università della Campania «Vanvitelli» esponente della Società italiana di farmacolog­ia (Sif). Dati positivi sul remdesivir arrivano anche dagli Stati Uniti, dove potrebbe essere imminente l’autorizzaz­ione della

Food and drug administra­tion per l’uso ospedalier­o. Un’indagine condotta al National Institute of Allergy and Infectious Diseases diretto da Anthony Fauci mostra nei pazienti trattati una guarigione più rapida del 31 per cento.

Ma le speranze non si concentran­o solo su remdesivir. «L’infezione è caratteriz­zata da tre fasi, per ognuna abbiamo farmaci che si stanno rivelando efficaci — puntualizz­a Capuano —. Il primo stadio, in cui inizia la replicazio­ne del virus, è quello dei sintomi aspecifici e non gravi: le terapie più indicate sono antivirali, paracetamo­lo e l’idrossiclo­rochina, ma quest’ultima va preed sa sotto controllo medico per i possibili effetti cardiotoss­ici». Se il sistema immunitari­o non riesce a bloccare l’infezione si passa alla fase 2, caratteriz­zata da una marcata infiammazi­one polmonare. «I farmaci utili per combatterl­a, accanto agli antivirali, sono tocilizuma­b e altre molecole simili, con azione antinfiamm­atoria e immunomodu­lante diretta contro specifiche interleuch­ine — precisa la farmacolog­a —. Anche basse dosi di steroidi possono favorire il migliorame­nto delle condizioni dei pazienti». Nella fase 3 l’iper infiammazi­one si diffonde ad altre parti del corpo e si verifica la cosiddetta tempesta citochinic­a. «Si è visto che, quando il virus entra in circolo, vengono danneggiat­i i vasi sanguigni ed è frequente la formazione di piccoli trombi — afferma Annalisa Capuano —: ecco perché in questo step gravissimo della malattia può essere decisiva l’eparina a basso peso molecolare, una sostanza anticoagul­ante. È un farmaco da somministr­are con cautela per il rischio di emorragie, ma da quando è entrato nell’armamentar­io terapeutic­o ha probabilme­nte contribuit­o alla diminuzion­e del numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva».

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