«Media essenziali, agevolare chi fa pubblicità»
Il bonus energia sale al 100%
La coperta, comunque la si tiri, è corta e nonostante l’impegno del governo qualcuno per forza di cose è rimasto fuori. Nel giro dei decreti degli ultimi due mesi, denuncia Franco Siddi, il settore radio televisivo nazionale non ha avuto alcuna misura di sostegno. «Sebbene il settore radiotelevisivo sia uno dei più colpiti dagli effetti dell’emergenza Coronavirus, radio e tv stanno lavorando 24 ore su 24 — spiega il presidente di Confindustria Radio Televisioni — e hanno aumentato l’impegno per tenere aggiornata la collettività su ciò che sta accadendo».
Siddi ha scritto al premier Giuseppe Conte per rappresentare le preoccupazioni delle imprese associate e proporre un pacchetto di misure di sostegno. «Abbiamo chiesto al governo di poter disporre di strumenti per affrontare questo momento di emergenza» spiega. Per radio e tv che vivono esclusivamente di pubblicità il fermo delle industrie significa meno spot e quindi meno ricavi. Si tratta di «un settore che produce 9,5 miliardi di ricavi l’anno, dà lavoro a 90 mila persone e ha un’importante funzione di coesione sociale» nota Siddi. Per il momento solo per tv e radio locali sono previsti aiuti, sotto forma di credito di imposta del 30% concesso a chi effettua investimenti pubblicitari. Siddi chiede di estenderlo anche alle tv nazionali.
Giornali, radio e tv in questo periodo hanno aumentato l’offerta di notiziari, serie e programmi di intrattenimento, tuttavia «l’aumento dell’audience non porterà a un incremento delle entrate pubblicitarie» segnala il presidente di Confindustria Radio Televisioni. Per il mercato italiano il calo complessivo della pubblicità potrebbe oscillare tra il 18% e il 20%, considerando che il fermo ha coinvolto aziende che coprono il 25-30% degli investimenti totali.
«Bisogna ragionare in chiave di sistema — dice Siddi — e considerare pubblico e privato come soggetti che svolgono un’attività di preminente interesse generale. Le tv sono fondamentali non solo per l’informazione ma anche per l’industria dello spettacolo, con la produzione di serie tv e show. Se diminuiscono le risorse è difficile che i broadcaster riescano a mantenere lo stesso livello di investimenti». Senza considerare che «la pubblicità è essenziale per la ripresa: se non si stimolano i consumi non ci può essere ripartenza». Il pacchetto di provvedimenti messi a punto dall’associazione confindustriale comprende anche l’istituzione di un Fondo di emergenza per l’industria radiotelevisiva, da 250 milioni dda ripartire tra le imprese del settore, accompagnato da una serie di interventi per sostenere il sistema dei media attraverso crediti di imposta. Ma anche prevedendo la cancellazione, o il rinvio, di oneri che finiscono direttamente nelle casse dello Stato, come il contributo per il diritto d’uso delle frequenze del digitale terreste o i contributi e i canoni pagati per svolgere l’attività radiotelevisiva nel suo complesso.
Confindustria Radio Tv ha sollecitato il governo anche a modificare la disciplina che regola le proroghe dei contratti e termine e in somministrazione, in particolare pensando agli stagionali, al fine di poter impiegare con continuità e maggior flessibilità personale già formato dall’azienda. «Rappresentiamo un servizio essenziale — conclude Siddi —. Facciamo in modo che radio e televisione possano andare avanti senza pregiudizio per il futuro».
Salirà il bonus sulle ristrutturazioni. Lo ha annunciato il premier Giuseppe Conte alla Camera: ci sarà un «potenziamento delle detrazioni fiscali a beneficio dell’edilizia e della sostenibilità». Sugli «interventi di riqualificazione energetica ed efficientamento antisismico» si potrà «beneficiare di sconti pari al costo pressoché totale dei lavori effettuati» (tra le ipotesi c’è anche quella che si possa arrivare fino al 110%). La misura entrerà nel decreto legge che il governo approverà nei prossimi giorni e che sarà finanziato per 55 miliardi con più deficit. Circa 25 miliardi andranno per: cassa integrazione (altre 9 settimane); aumento del bonus da 600 euro per autonomi, professionisti, cococo, stagionali dell’agricoltura e dello spettacolo (salirà a 800 euro per due mesi, ma condizionato al reddito); allungamento di due mesi della Naspi; indennizzo ad hoc per colf e badanti (200-400 euro per un paio di mesi in proporzione all’orario di lavoro); un reddito di emergenza (l’ipotesi è di circa 500 euro a un milione di famiglie senza alcun sostegno pubblico, ma su questo è ancora scontro nella maggioranza). Conte ha anche confermato che ci sarà un bonus per le famiglie «sotto un certo reddito e con figli a carico» che faranno le vacanze in Italia. Altri 15 miliardi serviranno per le imprese: finanziamenti a fondo perduto per le piccole mentre «per le pmi al di sopra di una certa soglia» (oltre 249 dipendenti) interventi per «assorbire parzialmente le perdite, con capitale pubblico che possa trasformarsi in sostegno a fondo perduto». Per le imprese più grandi Cdp potrà entrare nel capitale «temporaneamente».
Famiglie
Bonus per le famiglie a basso reddito con figli che faranno le vacanze in Italia