Lo scandalo del furgone pieno di morti
Dozzine di cadaveri stipati in furgoni non refrigerati in Utica Avenue a Brooklyn, di fronte a un’agenzia delle pompe funebri che non riesce più o fronteggiare la massa di defunti consegnati dalle famiglie e che non possono essere sepolti o cremati per la saturazione di cimiteri e crematori.
Gli orrori della tragedia del coronavirus che ha travolto New York, capitale mondiale della pandemia con almeno 17 mila morti, si
Brooklyn
La rimozione dei corpi scoperti in un camion susseguono da settimane. Dagli ospedali allo stremo con i malati di Covid-19 stipati ovunque, curati da medici e infermieri spesso poco protetti, alle fosse comuni di Hart Island. Ma se la sepoltura dei poveri e dei senza famiglia nell’isola della baia è uno spettacolo agghiacciante ma programmato e teoricamente reversibile (finita l’emergenza le famiglie che lo vorranno potranno riesumare i loro morti e seppellirli altrove), il caso della Andrew Cleckley Funeral Home è assai peggiore. L’immagine del furgone «U-HAUL» parcheggiato davanti all’agenzia funeraria non resterà nelle nostre coscienze come quella delle bare interrate nell’isola ripresa da un drone, eppure la vicenda di Brooklyn racconta cose ancora peggiori: mancanza di rispetto per i defunti, incuria (celle frigorifere dell’agenzia forse non funzionanti), incapacità di affrontare un’emergenza da lungo tempo annunciata, pretesa di trattare un sovraffollamento di cadaveri come si fa in un aeroporto molto trafficato: semplicemente allungando file e tempi di attesa.
In Italia abbiamo usato l’esercito per dirottare i troppi defunti di Bergamo verso altre città. Immagini che sconcertarono la gente di New York in giorni nei quali la città non era stata ancora investita dallo tsunami. Qui i militari della Guardia nazionale hanno costruito ospedali da campo (peraltro poco utilizzati), ma quello delle sepolture è rimasto un business solo privato. Che le pompe funebri gestiscono con la stessa logica economica degli ospedali: costi ridotti al minimo tagliando tutto il possibile e costruendo un sistema pensato solo per la gestione ordinaria, senza nessun margine di riserva per crisi provocate da eventi straordinari. Poi arriva la pandemia che moltiplica i morti per sei e l’azienda funeraria, aspettando che arrivi il suo turno per tumulazioni e cremazioni, lascia andare 60 cadaveri in decomposizione. A New York (come altrove, del resto) non sanno nemmeno quanti sono i morti di Covid-19: 17 mila ufficialmente. Ma dall’11 marzo a oggi i decessi sono stati 27 mila, 21 mila più del normale: i conti non tornano.