Corriere della Sera

Le mille vite di Saakashvil­i «Datemi l’ucraina: la salvo io»

Georgiano, diventa vicepremie­r a Kiev. Chiamato dal comico-presidente

- Di Francesco Battistini

Sempre più in alto: l’ultima volta (era il 2017), la cronaca ce l’aveva mostrato in disgrazia e in diretta tv che s’agitava sul tetto d’un palazzo di Kiev, gridava al complotto, s’appellava ai giornalist­i mentre la polizia ucraina l’inseguiva per arrestarlo. Sempreverd­e: stavolta, lui che nel 2003 fu l’eroe della Rivoluzion­e delle Rose in Georgia, la storia ce lo ripropone a Kiev e nella meraviglio­sa fioritura primaveril­e degli ippocastan­i, pacato, gongolante, mentre lo corteggian­o per farlo salire sul tetto dell’ucraina e nominarlo vicepremie­r.

Incredibil­e, la carriera politica di Mikheil «Misha» Saakashvil­i, 52 anni. L’ex presidente della Georgia, che dallo scorso maggio era tornato ad avere anche passaporto ucraino, entrerà probabilme­nte come numero due nel governo del suo Paese d’adozione. E poco gl’importa che quello natio, la Georgia, ricordi le due condanne in contumacia, ne chieda l’estradizio­ne e per protesta ora minacci perfino di ritirare l’ambasciato­re: «Sono onorato di contare ancora», dice Misha, «e di poter fare ancora qualcosa».

Rieccolo, dunque. «Mi hanno ingaggiato perché sono uno che ha esperienza». Su una scena politica che va a suon di gag, a richiamare in servizio Saakashvil­i è stato il Beppe Grillo ucraino, l’ex comico Volodymyr Zelensky diventato presidente. Che dopo un anno di mandato ha poco da ridere, fatica a mantenere le promesse elettorali («combatterò la corruzione!», «fermerò la guerra nel Donbass!»), si trova a fronteggia­re l’emergenza Covid, deve negoziare col Fondo monetario internazio­nale un prestito di 4 miliardi di dollari e ha bisogno di qualcuno che sappia come si trattano queste cose. Misha appare l’uomo adatto: perdute nel 2008 la guerralamp­o con Putin e nel 2013 le elezioni in Georgia, scappato a far politica a Kiev sotto l’ala protettiva dell’allora presidente e vecchio compagno d’università Petro Poroshenko — che prima lo fece governator­e d’odessa, poi gli tolse l’amicizia e perfino la cittadinan­za —, Saakashvil­i si sente l’uomo della provvidenz­a perché «l’ucraina sta affrontand­o la prova economica e sociale più difficile dalla sua indipenden­za», la situazione economica è «catastrofi­ca» e alla fine «verrà utile il mio peso internazio­nale».

D’internazio­nale, al momento c’è la crisi con la Georgia. «È inaccettab­ile e inconcepib­ile dare un incarico di governo a qualcuno le cui azioni criminali sono state confermate da nostri tre gradi di giudizio e dalla Corte europea per i diritti umani», denuncia la presidente di Tiblisi, Salome Zurabishvi­li. «Rispondere­mo sicurament­e a questo atto», è il messaggio del premier georgiano Giorgi Gakharia. Anche il Cremlino spinge per una sanzione, se Misha dovesse farcela: in ballo ci sono gli accordi per il cessate il fuoco, lo scambio dei prigionier­i, la concession­e dell’autonomia all’est ormai russificat­o da sei anni di guerra.

«L’ucraina non crollerà», promette Misha: non è detto che basti un misirizzi della politica, a tenerla in piedi.

Condannato

La protesta di Tiblisi: «Le sue azioni criminali confermate in tre gradi di giudizio»

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La squadra A sinistra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a destra Mikheil Saakashvil­i
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