IL PROBLEMA DELLA POLITICA: NON PENSARE AL DOMANI
Caro Aldo, lei ha scritto che, invece di una crisi epidemica, il mondo ne attendeva una finanziaria, o climatica, o nucleare, o cybernetica. Magari anche due contemporaneamente. Si desume dal fatto che dà prova di essere preparato a fronteggiarle? Penso che i Grandi della Terra non avrebbero mosso foglia al pari di Barack Obama e di Bill Gates che non sono stati conseguenti alla loro previsione di devastante crisi epidemica. Perché non hanno agito? Il mistero è rinchiuso in loro e forse è bene che sia così. Svelarlo avrebbe fatto accapponare la pelle al genere umano che (la storia lo rivela) tutto sopporta tranne il morire di crepacuore.
QCaro Mansueto, uando dico che nessuno aveva previsto una pandemia di queste dimensioni, è perché prevedere non significa soltanto dire che una cosa accadrà, ma prepararsi ad affrontarla; a maggior ragione se a fare la previsione è il presidente degli Stati Uniti o l’uomo più ricco del mondo, che hanno strumenti di analisi e di azione che noi non abbiamo.
Se tutti i Paesi si sono fatti trovare impreparati, con rarissime occasioni, è anche perché la politica e il potere non riescono più a pensare, non si pretende alle generazioni future, ma neppure al domani. In questi anni ci siamo creati con le nostre mani una classe politica formata dalla Rete e dai like. Gente che cambia idea a seconda dell’ultima cosa che ha letto su Facebook. E pretendiamo che si preparassero e ci preparassero a una pandemia?
Non è solo un problema di qualità della classe dirigente. È anche un problema di regole. Il sistema americano funziona da oltre due secoli; ma comincia a non garantire più lunghi cicli di governo, quindi di azione politica. Il presidente viene eletto ai primi di novembre, ma si insedia solo a fine gennaio. Un tempo lo faceva più tardi ancora; ma non era soggetto al logorio della comunicazione digitale. Dopo pochi mesi, il presidente si trova già in campagna elettorale per le elezioni di midterm: se le perde, non ha più il controllo del Congresso, e rischia di poter combinare poco.
Forse non è un caso che a reggere meglio l’impatto dell’emergenza siano state le due democrazie politicamente più stabili al mondo: quella giapponese e quella tedesca.