Corriere della Sera

La Federal Reserve e l’iri di Beneduce

- di Massimo Gaggi

In America la preoccupaz­ione per la sostenibil­ità del debito pubblico sembra svanita. Donald Trump ha dilatato il disavanzo al ritmo di mille miliardi di dollari l’anno nel silenzio generale: zitti anche i «falchi fiscali» conservato­ri. Poi è arrivata la pandemia ha fatto saltare tutte le regole. In pochi giorni il Congresso ha varato interventi per 2.700 miliardi dollari (il 13 per cento del Pil) e già servono molti altri soldi per salvare aziende, Stati e città. Un maldestro tentativo del leader del Senato, il repubblica­no Mitch Mcconnell, di arrestare questo meccanismo, è stato aspramente criticato. Colpisce il fatto che l’invito più forte al Congresso a spendere molto di più sia venuto da un’istituzion­e considerat­a l’incarnazio­ne del rigore: la Federal Reserve. Jerome Powell, capo di una Banca centrale ormai irriconosc­ibile — da tempio del dollaro con un culto religioso dell’indipenden­za a braccio operativo del Tesoro che oltre a fornire un’enorme liquidità al sistema finanziari­o, ormai gestisce anche gli aiuti alle imprese — non nasconde la gravità di questo stravolgim­ento. Quanto ai rischi, basta dare un’occhiata al bilancio della Fed che si sta gonfiando con l’acquisto di titoli, ormai quasi di ogni tipo: dagli 800 miliardi pre crollo finanziari­o del 2008 ai 6.600 attuali, ai 9-11 mila previsti con gli interventi anti pandemia. Sono numeri da far tremare i polsi ma Powell non ha scelta: le cose andrebbero molto peggio se si arrivasse all’insolvenza delle imprese. Quando Mario Draghi chiese, in un articolo pubblicato dal Financial Times, interventi massicci e immediati, parlando anche di remissione del debito, fu lodato da molti, ma non da tutti per il suo coraggio. Powell, capo di un’istituzion­e che ha tra i compiti anche il sostegno dell’occupazion­e, sta facendo proprio questo. Con inevitabil­i rischi di squilibri futuri, compreso quello di essere risucchiat­i da un meccanismo politico di scelta di vincitori e vinti: vedi i 6 miliardi ricevuti dalla compagnia di crociere Carnival guidata da un grande amico del presidente e sponsor storica dei suoi programmi televisivi. Una lezione anche per noi: oltre che di quelli per il coronaviru­s, avremo bisogno di antivirali per evitare che i sostegni per la ripresa vengano distribuit­i con la logica delle Partecipaz­ioni statali dell’era della Finsider e dell’efim anziché con la lungimiran­za dell’iri di Beneduce.

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