Corriere della Sera

Montano: riapre il cantiere di Mercato Centrale

Seco e Ibd creano Respira: la biomedica contro il Covid

- Di Giuliana Ferraino Emily Capozucca

solo aiuti, ma anche regole nuove per sopravvive­re alla pandemia», chiede Umberto Montano, 64 anni, un «lucano emigrato a Firenze», fondatore e presidente del Mercato Centrale, il progetto di ristorazio­ne, di cui è socio insieme all’amico Claudio Cardini di Human company, che fa perno sull’aggregazio­ne di botteghe artigianal­i. Nato nel 2014 a Firenze è stato replicato a Roma, a Torino e «presto» a Milano. «Avrebbe dovuto aprire l’8 aprile, ma si è fermato tutto. Lunedì, però, riparte il cantiere».

Quanto pesa il Covid-19?

«In 6 anni abbiamo realizzato 4 mercati, con oltre 1.200 addetti e più di 50 milioni di fatturato, che sarebbero saliti a oltre 80 milioni con Milano con altri 200 artigiani. Ora siamo a zero. L’aggregazio­ne è al centro del nostro progetto, la pandemia invece chiede il distanziam­ento fisico».

La ristorazio­ne è tra i settori più colpiti dal lockdown. Cosa servirebbe per mitigare la crisi?

Umberto Montano, 64 anni, fondatore e presidente del Mercato Centrale, con Bruno Vespa (a sinistra) alla presentazi­one del progetto a Milano

«Sono due i costi che ammazzano l’attività, se resterà ancora chiusa: gli affitti e il personale. Sugli affitti il governo garantisce (solo per marzo) un credito di imposta. Ma un credito di imposta si recupera quando le imposte si tornano a pagare, perciò non c’è più niente di sbagliato. Lo Stato dovrebbe piuttosto introdurre una regola che esime il conduttore dal paga«non mento dell’affitto e prevedere un contributo, magari anche sotto forma di credito d’imposta, per il locatore».

E per il personale?

«A marzo è stata introdotto la cassa integrazio­ne in deroga per 90 giorni. Ma non basteranno, a parte il fatto che l’inps non la sta pagando perché, dice, mancano gli adempiment­i delle Regioni. Ma poi chi si illude che, se riapriremo a giugno, ci potremo permettere tutto il personale che avevamo prima della pandemia, visto che dovremo tagliare il numero di clienti per applicare il distanziam­ento fisico? Il governo deve fornire con maggior determinaz­ione una cassa integrazio­ne in deroga a cui accedere con meno burocrazia e per una durata adeguata ai reali bisogni dettati dalla crisi».

Per quanto dovrebbe essere prolungata la Cig?

«Riaprendo a giugno, con il distanziam­ento fisico imposto dal buon senso, prevediamo di lavorare al 20% della potenziali­tà. Facile fare i conti».

Quando crede che si tornerà alla normalità?

«Speriamo a settembre. Abbiamo tutti fiducia che il caldo giocherà dalla nostra parte. E poi arriverann­o nuovi farmaci, sui quali abbiamo dati incoraggia­nti e presto avremo anche un vaccino. Ma nel frattempo gli aiuti non bastano, bisogna cambiare anche le regole e adeguarle a un contesto diverso. Il quadro normativo deve ristabilir­e un equilibrio nei rapporti, anche fra privati, che il coronaviru­s ha sovvertito. Come, nel caso degli affitti, tra locatore e inquilino».

Che altro servirebbe per allentare la pressione?

«I prestiti garantiti dallo Stato alle imprese oggi hanno scadenza di 6 anni. Ma non si esce dalla guerra con un finanziame­nto ordinario. Le scadenze dei prestiti di emergenza andrebbero allungate molto, fino a 20-30 anni. In modo che il finanziame­nto diventi una sorta di sovrattass­a, non un capestro».

Cos’è

● Nato nel 2014 a Firenze, il Mercato Centrale fa perno sull’aggregazio­ne di artigiani, dal fornaio al pastaio, dal pizzaiolo al pescivendo­lo

● Ogni artigiano svolge l’attività nella sua bottega. E il Mercato, che investe nelle attività, si occupa degli aspetti generali

● È presente a Firenze, Roma, Torino e sta per partire a Milano

Il progetto

Mauri: «Ho creduto a due aziende che si sono unite per un obiettivo comune»

Si chiama «Respira» il progetto tutto italiano nato dall’unione delle competenze di due aziende: la Seco, eccellenza nel settore dell’alta tecnologia per la miniaturiz­zazione del computer e l’internet delle cose e la Ibd, pmi attiva in campo biomedical­e. Respira è un ventilator­e polmonare innovativo ad alto flusso, dalla forma compatta e portatile, per un uso sia ospedalier­o che domiciliar­e per tutti i pazienti con polmonite da Covid-19.

«Il progetto nasce da una richiesta da parte di Ibn per la fornitura di microcompu­ter integrati da inserire in un sistema per respirator­i polmonari — ha raccontato Max Mauri, amministra­tore delegato di Seco —. E visto il periodo che stiamo attraversa­ndo, ho deciso di abbracciar­e con Ibd il progetto». Così nel giro di due settimane la Seco ha vissuto una vera e propria riconversi­one della produzione. Un simile progetto era invece già nel dna di Ibd che ha appena ricevuto la certificaz­ione europea per una macchina per la dialisi di piccole dimensioni. «In questo momento di emergenza da coronaviru­s ho capito che l’esigenza era quella di creare dei piccoli respirator­i polmonari ad alto flusso, facili da usare e da trasportar­e, da utilizzare prima o dopo l’intubazion­e quando c’è solo carenza di ossigeno» ha spiegato Corrado Ghidini, ceo di Ibd. Una macchina dotata di un display touch facile da leggere che indica anche la quantità di CO2 emessa dal paziente (per capire il suo stato di salute). In virtù delle sue dimensioni ridotte potrebbe essere usata negli ospedali e case di riposo, nelle ambulanze o in casi di domiciliar­izzazione del paziente. «Ho creduto nel sogno — ha detto Max Mauri — a due aziende che si sono unite per un obiettivo comune».

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