«Un’estate per riaprire»
Le proposte di cinema, teatri e spettacoli dal vivo: luoghi all’aperto, pubblico ridotto, biglietti telematici
ROMA «Noi siamo pronti». I dubbi, le paure, i teatri chiusi, il lavoro di attori e musicisti azzerato, la cultura sparita…ma ora il mondo dello spettacolo, grande assente del dibattito politico, scende in campo contro il virus.
Il presidente dell’agis Carlo Fontana ha presentato al ministro dei Beni Culturali Franceschini un documento unitario fra opera, musica, cinema, prosa, danza, circhi «elaborato con tecnici della sanità», per la ripartenza delle attività nella Fase 2. Si punta all’estate, che è la risposta più facile essendo per luoghi all’aperto, dove gli assembramenti sono diluiti, ma che necessita di tempi stretti. Si usa il condizionale, si dice «se» e «quando», in linea con l’evolversi della pandemia, ma l’agis propone in modo misurato un documento per quanto possibile concreto. Una data sul primo concerto sigillato da un applauso, o su un film in Arena, non può esserci, ma: «E’ importante avere un primo orizzonte temporale».
Fontana spiega che il calendario delle attività «andrà rivalutato, secondo un cronoprogramma, di mese in mese, le misure dovranno essere definite a livello nazionale, col fine della tutela della salute collettiva e cesseranno alla fine dell’emergenza».
Ecco le linee guida generali (in seguito ogni comparto procederà a protocolli specifici): misure di sicurezza per dispender di soluzioni disinfettanti e igienizzazione; incentivazione di biglietti telematici; distribuzione a scacchiera del pubblico, un posto sì e uno no, come già previsto dal legislatore sui mezzi di trasporto pubblici (deroga dal distanziamento per coppie e gruppi conviventi); eventuale rilevazione all’ingresso della temperatura corporea degli spettatori; regolamentazione delle procedure di ingresso e uscita; riapertura dei teatri per attività non aperte al pubblico (periodo di prove e uffici amministrativi).
Gli adeguamenti tecnici, logistici, edili, così come i minori ricavi dal botteghino, avranno un costo. Il settore può contare sull’80 percento del Fondo statale, e sui 130 milioni del decreto Cura Italia. L’agis auspica «ulteriori fondi specifici per la ripartenza», gli ammortizzatori sociali («è la prima volta che la cassa integrazione viene estesa allo spettacolo») dovranno rimanere, non tutti saranno attrezzati per la ripartenza. Le perdite finora si possono quantificare soltanto per cinema (meno 106 milioni di incassi) e musica leggera (meno 60 milioni).
Per le Fondazioni lirico-sinfoniche il presidente Francesco Giambrone dice che il primo a ripartire potrebbe essere, il 3 giugno, il Ravenna Festival, che ha presentato un progetto pilota per concerti all’aperto: orchestra su tre al- zate per il distanziamento, con pannelli protettivi per i fiati. Si parla di concerti e di opere tutt’al più in forma se- miscenica (Giambrone dice che «poter riportare l’assetto dell’opera così come l’abbiamo lasciato, è altamente improbabile»); di esplorare repertori inesplorati (il barocco, una parte del classico e il ‘900); di stimolare la creatività sul web, e il direttore Daniele Gatti, ricordando che gli archi possono suonare con la mascherina, si schiera a favore dello streaming live, mentre il regista Roberto Andò parla della «necessità di reinventare spazi, trovare nuove forme da proporre». Aria da dopoguerra, da neorealismo: la povertà che stimola la creatività.
La riflessione complessiva su misure base, «senza annunci a effetto» sottolinea Fontana, distingue tra outdoor e indoor, tra spettacoli all’aperto estivi e al chiuso, alla ripresa autunnale, la Fase 3 tutta da impostare. Ora l’obiettivo è: «Arrivare a un protocollo certificato a livello centrale, che ciascun settore declinerà nelle singole realtà dei teatri. Non vogliamo sostituirci all’autorità, ma è il nostro contributo di operatori del settore. Non sono né pessimista né ottimista». La parola passa a politici e medici.