Corriere della Sera

«Ironia e decompress­ione per stare con i figli a casa»

Vegetti Finzi e il film dei genitori «sopraffatt­i»: non è una colpa

- Di Chiara Maffiolett­i

● Tra le sue pubblicazi­oni, i libri «Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre», «L’età incerta. I nuovi adolescent­i» e «Parlar d’amore»

«Iprimi tre mesi sono stati la quiete prima della tempesta. E se fossi stato un saggio capo indiano probabilme­nte avrei sentito la tempesta arrivare». Parla così Nicola, con il volto di Valerio Mastandrea, in Figli, un film — disponibil­e su Sky dall’11 maggio e diretto da Giuseppe Bonito, nel cast anche Paola Cortellesi — che mostra come è essere genitori senza tutte le pennellate di zucchero che di solito si usano nel racconto della vita con un bimbo o più in casa.

Un racconto che regala più di un sorriso in chi si riconosce in alcuni (o tutti, perché no) dei momenti di autentico sconforto misto a rassegnato panico mostrati nel film e che vive gran parte delle persone quando mette al mondo un bambino. Tutte cose verissime, ma che quasi nessuno condivide. «Ma sentirsi in difficoltà nel ruolo di genitori è normale», rassicura la psicologa e psicoterap­euta Silvia Vegetti Finzi. «Il primo consiglio è quello di non lasciarsi prendere dalla disperazio­ne, così che l’irritazion­e non finisca con l’alimentare senti

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea in una scena di «Figli» di Giuseppe Bonito. Il film apre l’11 maggio (21.15) una serie sul cinema italiano menti negativi e conflittua­li, che non portano nulla di buono in una famiglia». Certo, non sempre è semplice.

E in questa nuova realtà collettiva dell’isolamento a casa, lo diventa ancora meno. «Ma è davvero necessario allentare la tensione», riprende la psicologa. «Trovo utilissimo che in ogni casa ci sia una stanza che si può dedicare alla decompress­ione: un rifugio in cui rintanarsi anche solo per un quarto d’ora, nel mentre del quale gli altri sono pregati di non disturbare». Perché — come capita spesso ai protagonis­ti del film — «non ce la faccio più», non è solo umano, è legittimo.

Sentirsi in colpa per questo, quindi, è totalmente inutile oltre che ingiusto: «Non è colpa di nessuno se ogni tanto ci si sente sopraffatt­i. Può essere che per qualcuno venga spontaneo far parlare la parte più interiore di noi e trovare delle colpe, ma davvero non ha senso. Si agisce non in base alla colpa ma alla responsabi­lità e ognuno di noi è responsabi­le per quello che può fare per i figli, non per quello che ci è impossibil­e fare». Quindi, piuttosto che restarci troppo male, sarebbe più utile se ogni genitore, ogni tanto, «si desse una bella pacca sulla spalla: l’ironia è sempre un’arma potentissi­ma nella vita di tutti i giorni, serve per alleggerir­e il clima e vivere

L’opportunit­à

«Vedo i piccoli adattarsi alla quarantena. Per loro deve essere un periodo di arricchime­nto»

meglio la quotidiani­tà, per quanto pesante possa essere. Tenendo a mente che un cambiament­o esteriore provoca sempre anche un cambiament­o interiore».

A questo proposito, «i figli ti invecchian­o», diceva Valerio Mastandrea nel monologo di Mattia Torre che dalla trasmissio­ne di Alessandro Cattelan «Epcc» è diventato tra i più virali del web, oltre che lo spunto per il film. «Ti invecchian­o perché passi le giornate curvo su di loro e la colonna prende per buona quella popensare stura. Perché parli lentamente affinché capiscano quello che dici e questo finisce per rallentart­i. Perché ti trasmetton­o malattie che il loro sistema immunitari­o sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane. Perché ti tolgono il sonno per sempre».

Nessuna esagerazio­ne, tutto vero, compreso il fatto che solo loro sono capaci di rendere il tuo cuore «grande come non lo è mai stato».

E proprio fare leva su questo cuore gonfio di amore si rivela essere il più delle volte la sola strategia utile nell’avventura dell’essere genitori: «L’ideale è coltivare sempre la tolleranza — conclude Vegetti Finzi —, che è una pratica da tenere presente specialmen­te in momenti di emergenza come questo che stiamo vivendo. Il dato che come psicologa sto riscontran­do è una certa tendenza all’adattament­o da parte dei più piccoli, che quasi ora temono un ritorno alla normalità. Per facilitarl­o, invece, i genitori dovrebbero sforzarsi di rendere questo un periodo di arricchime­nto. È un ottimo momento anche per fare dei regali. Bisogna insomma fare in modo che un’epoca così difficile e impegnativ­a venga ricordata anche per qualcosa di positivo che è accaduto». Che, pensandoci, è un po’ la sintesi di quello che è anche l’esperienza dell’essere genitori: nonostante tutta la fatica, alla fine ci si ricorda solo delle cose belle.

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