Rinasco con Marlon»
La clausura di Sagan: «La vera motivazione è mio figlio»
«Non sono ingrassato: è la barba che inganna!». Con i capelli rasati e il mento rigoglioso, più marine pacifista che rockstar del ciclismo, in diretta su Instagram a metà aprile (dunque in piena pandemia) Peter Sagan annunciava il suo personalissimo digiuno social: «Sono tempi duri, amici. Resterò in silenzio per rispetto di chi soffre».
Si è chiuso in casa a Montecarlo, dove ha smaltito tre settimane di quarantena al ritorno dalla Parigi-nizza azzoppata dal coronavirus. È salito sui rulli («Li odio ma in questo periodo devo farmeli andare bene»), non ne è più sceso. Adesso che la spesa non deve più fargliela Oscar Gatto, compagno di squadra alla Bora, Sagan esce per procurarsi il cibo e vedere il figlio Marlon, due anni e mezzo, che vive a 800 metri di distanza con Katarina Smolkova, l’ex moglie. «È Marlon, oggi, la mia vera motivazione» dice l’uomo dei tre mondi (Richmond 2015, Doha 2016, Bergen 2017) scrutando un orizzonte ancora abbastanza nebuloso.
Peter, cosa le manca di più del ciclismo?
«La bici, la strada, l’aria fresca nelle narici, il profumo della primavera e delle Classiche,
che non riusciamo a correre per colpa del virus».
Come trascorrono le giornate in clausura per chi è abituato a un’esistenza da globetrotter?
«Lentamente. Rispettando le regole imposte dal Principato. Sono rinchiuso da due mesi, ormai. È diventato normale anche ciò che non facevo mai: la spesa. Ma chi mi conosce sa che cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose. E la parte migliore di questo periodo è passare ogni giorno tempo con Marlon. Sono felice».
Si è fatto un’idea di quando e come riprenderanno le corse ciclistiche?
«Sento parlare di un Tour a porte chiuse, di un Giro e una Vuelta che si sovrapporranno. Sono ipotesi, perché nessuno sa come si comporterà il virus nei prossimi mesi. Spero che alla ripresa avremo tutti lo stesso tempo per allenarci e farci trovare pronti. Le mie uniche certezze sono che dal 3 maggio potrò uscire di casa e dall’11 dal Principato».
Chi sarà avvantaggiato da questa situazione così incerta, tra i rivali?
«A parità di forma, chi sarà più forte di testa».
Non sono ingrassato ma ho la forma di novembre: ripartirò dalle basi Favorito chi è più forte di testa
Tour a porte chiuse, Giro e Vuelta che si sovrappongono: sento voci che non tengono conto della pandemia
Difficile porsi degli obiettivi così, però.
«Molto. Solo quando avrò certezza delle date dei grandi giri potrò fare un programma e fissare dei risultati da centrare. Uno sarà di certo la Sanremo, che non ho mai vinto».
Come definirebbe la sua forma, in questo momento?
«Come a novembre. Devo risalire in sella e ripartire dalle basi. Dopo il debutto stagionale in Argentina, ero andato in altura e poi alla Pariginizza. Ero pronto per le Classiche