Corriere della Sera

Lite sulle seconde case

Speranza e Boccia frenano gli «aperturist­i» Il Veneto: riavviare tutto. Ancora lite con la Calabria E in Liguria nasce un fronte dei sindaci contro Toti

- Di Monica Guerzoni e Virginia Piccolillo

Dietro le incertezze sull’avvio della fase 2 ci sono le tensioni tra il «partito» delle riaperture e quello del rigore, anche all’interno della stessa maggioranz­a. C’è anche il pressing delle Regioni. Così resta, per ora, il divieto di raggiunger­e le seconde case.

Sì, no, forse. Giorni di dubbi e interrogat­ivi e finalmente ieri, dopo ore di lima e di bianchetto, da Palazzo Chigi arrivano i chiariment­i tanto attesi. Le risposte alle domande frequenti apparse a metà pomeriggio sul sito del governo svelano l’enigma dei congiunti, cade l’obbligo dell’autocertif­icazione e gli italiani che hanno la fortuna di possedere una seconda casa già pregustano il weekend. Finché il gomitolo appena districato di nuovo s’ingarbugli­a. Chi sperava di andare a trovare un amico dovrà rinunciarv­i e chi programmav­a qualche giorno al mare o in campagna nella dimora di famiglia dovrà avere un valido motivo per farlo. Dietro le incertezze sull’avvio della fase 2 ci sono le tensioni tra il «partito» delle riaperture e quello del rigore, che sottotracc­ia continuano a duellare dentro la maggioranz­a.

Quando Roberto Speranza ha letto le interpreta­zioni che i siti e le agenzie di stampa davano delle «Faq» di Palazzo Chigi non credeva ai suoi occhi. Quell’elenco sterminato di parenti e affini e, ancor più, l’idea che negli «affetti stabili» potessero rientrare anche gli amici, ha fatto sobbalzare il ministro della Salute, che ascolta gli scienziati e teme una seconda ondata. Speranza, come Dario Franceschi­ni, Francesco Boccia e altri esponenti del governo, avrebbe tenuto le maglie più strette ed è questo il motivo per cui a sera la presidenza del Consiglio chiarisce che «relazione stabile affettiva non sono gli amici». Quanto alle seconde case, Giuseppe Conte aveva deciso di aprire, ma Speranza si è opposto e ha ottenuto il chiariment­o del chiariment­o: «Spostarsi alla seconda casa non è una necessità».

La fase 2 inizia con qualche intoppo anche sul fronte del rapporto con le Regioni. Luca Zaia in Veneto smentisce contrappos­izioni con il governo, però rivendica il «gioco di squadra» con gli altri presidenti e dice che «le ordinanze dei governator­i vanno ad interpreta­re norme che avevano bisogno di essere interpreta­te».

Scontro aperto in Calabria, dove la presidente Jole Santelli, forte del «contagio zero» raggiunto ieri, mantiene l’ordinanza di apertura di bar e ristoranti impugnata come illegittim­a dal governo. «L’italia è profondame­nte diversa non solo per numero di contagi ma anche per realtà economiche — scolpisce su Twitter la governatri­ce —. Il governo riapre la grande industria manifattur­iera che in Calabria non c’è. La nostra economia si basa su altro e va tutelata con urgenza». Il Partito democratic­o insorge. I Cinque Stelle minacciano di rivolgersi alla Procura se aumenterà il contagio. E in Liguria lo spettro del «caos normativo» è tutto interno: 81 tra sindaci e consiglier­i liguri, da Scajola a Pastorino, scrivono una lettera di protesta a Giovanni Toti in cui chiedono di «non procedere oltre con proprie autonome ordinanze».

Le tensioni

La governatri­ce: «Ora riparte la manifattur­a, ma in Calabria non c’è, per noi serve altro»

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