Politica degli annunci Evitare nuove attese e correggere gli errori
Quello che doveva essere il «decreto aprile» è inevitabilmente diventato il «decreto maggio». A conferma che la politica degli annunci del governo è sbagliata. Speriamo solo che non lo sia, oltre che sui tempi, sui contenuti. Già i precedenti decreti — il Cura Italia e quello sulla liquidità — hanno infatti deluso parte delle aspettative create nelle famiglie, nei lavoratori, nelle imprese. Stavolta che almeno lo slittamento, oltre che a comporre i dissidi nella maggioranza sul reddito di emergenza, serva a evitare nuove attese non corrisposte. Per questo sarebbe bene che il governo innanzitutto correggesse alcuni meccanismi che finora non hanno funzionato a dovere. Dal lato dei lavoratori si tratta di sbloccare la cassa integrazione, in particolare quella in deroga: un sostegno al reddito importante, perché riguarda una parte debole degli occupati, quelli delle aziende con meno di 5 dipendenti. L’esecutivo ha stanziato ben 3,3 miliardi, ma questi soldi tardano ad arrivare per via di una procedura che prevede un doppio passaggio, prima la Regione e poi l’inps, che andrebbe semplificata. Dal lato delle imprese il basso tiraggio della liquidità richiesta (appena 45 mila le domande di prestiti fino a 25 mila euro) rispetto alle enormi disponibilità sbandierate dal governo, dimostra che le imprese hanno probabilmente bisogno di interventi più vicini alle loro esigenze quotidiane: cioè meno prestiti (soprattutto se non si allunga la durata massima di 6 anni) e più aiuti a fondo perduto e la sospensione di canoni e bollette. Infine, visto che il conto della crisi è salatissimo, qualche attenzione in più a non sprecare risorse non guasterebbe.