5 Stelle, su Autostrade e reddito di cittadinanza nuove frizioni con i dem
MILANO Una spada di Damocle chiamata Matteo Renzi e tante piccole tensioni sotterranee a partire dalla concessioni autostradali: sono queste le spine nel fianco del Movimento. C’è chi come la ministra Fabia Dadone cerca di minimizzare, bollando la presa di distanza di Italia viva come «l’ennesimo penultimatum» di Renzi e sostenendo che «il governo sulle azioni è compatto», ma lo spettro di uno strappo nel Movimento è percepito come una possibilità tangibile. «Se
Chi è
Renzi decide di uscire dalla maggioranza — ragiona un big Cinque Stelle —, se ne deve assumere le responsabilità di fronte al Paese. Di certo noi non lo faremo passare da martire. Può raccontare quello che vuole, ma la gente non è stupida». Parole che fanno capire quanto il clima sia rovente nella maggioranza di governo. I pentastellati — guidati dal reggente Vito Crimi — attendono le mosse del senatore toscano e intanto proseguono il braccio di ferro nell’esecutivo su altri tavoli.
Anche con il Pd non mancano le frizioni. E non solo però per quello che riguarda le norme del dl aprile, ma anche su ripartenza, reddito di cittadinanza e infrastrutture. A preoccupare i Cinque Stelle è speciale mente l’ultimo punto. Perché tra i temi di contrasto c’è quello delle concessioni autostradali. Visto anche il crollo dei pedaggi negli ultimi mesi — raccontano le indiscrezioni — la ministra alle Infrastrutture Paola De Micheli
starebbe frenando e non poco sulla revoca delle concessioni autostradali. Anzi, c’è chi parla di volontà di mantenere lo status quo, anche se — raccontano i ben informati — la linea della ministra dem dovrebbe ancora trovare la sponda del suo stesso partito. Una posizione comunque inaccettabile per il Movimento, che ha fatto della revoca una battaglia di principio fin dal giorno della tragedia di Genova dell’agosto 2018.
Con De Micheli i rapporti rimangono tesi anche per i piani di rilancio legati alle infrastrutture. Da un parte la ministra vorrebbe ripartire con bandi e gare per una serie di opere da selezionare, «una quindicina». Il M5S invece preme per utilizzare i fondi già stanziati per Anas e Rfi, una cifra superiore ai 100 miliardi e applicando alle opere il «modello Genova» per accelerare
I nodi
● Il Movimento 5 Stelle ha diversi fronti aperti con gli alleati di governo
● Con il Pd c’è contrasto sulla revoca delle concessioni autostradali
● Con Italia viva c’è differenza d’opinione sui tempi di ritorno alla normalità post virus le procedure dei lavori. I tempi? Una finestra di tre anni e come commissari gli amministratori delegati delle due società.
Visioni diverse sulla ripartenza, che accompagnano anche la «fase due». I pentastellati invocano cautela e hanno in mente un piano dettagliato, graduale, che tenga conto delle aree più colpite dal contagio. L’ultimo scontro, invece, riguarda il reddito di cittadinanza. E va al di là della cornice del dl aprile. Il Movimento — anziché varare misure emergenziali per il coronavirus a sostegno delle fasce sociali più deboli — spinge per ampliare la platea di chi può accedere del reddito di cittadinanza. «Sarebbe il modo più veloce e semplice di intervenire», dicono nel M5S. Ma la proposta lascia a dir poco tiepidi i dem.