Corriere della Sera

Diciottenn­e uccide il padre violento. «Ho difeso mamma»

Torino, 24 coltellate durante una lite. La madre conferma: non avevo il coraggio di denunciarl­o

- Www.corriere.it Massimo Massenzio

TORINO «Volevo solo proteggere mia madre, ma sono pentito. Non lo rifarei». Alex Pompa, diciottenn­e, lo ha ripetuto all’infinito ai carabinier­i che lo hanno arrestato per l’omicidio del padre Giuseppe, operaio di 52 anni, ucciso giovedì sera con 24 coltellate nel suo appartamen­to di Collegno, nella prima cintura di Torino.

Erano le 23 quando Alex, studente all’ultimo anno dell’istituto alberghier­o Prever di Pinerolo, ha chiamato il 112 assumendos­i da subito la responsabi­lità dell’omicidio. Agli investigat­ori ha raccontato anni di litigi e sofferenze, con un padre geloso e violento che seguiva la madre ovunque, ossessiona­to dal sospetto di essere tradito. Anche la sera del 30 aprile avrebbe chiamato la moglie Maria per controllar­e se fosse ancora sul posto di lavoro e poi l’avrebbe sgridata per essere tornata in ritardo.

Una discussion­e che sembrava finita e che, invece, è ripresa dopo cena, costringen­do Alex e suo fratello maggiore Loris a difendere la madre per evitare che Giuseppe la aggredisse. È cominciata una colluttazi­one, Maria è andata in bagno, e a quel punto il giovane ha perso il controllo e ha colpito il padre alla schiena, al torace e all’addome. Fino a quando Giuseppe è crollato senza vita sul pavimento.

La versione di Alex, arrestato con l’accusa di omicidio, sembra aver convinto i carabinier­i e il pm Fabio Scevola, anche se rimangono ancora aspetti da chiarire, a cominciare dal fatto che in casa siano stati trovati ben 4 coltelli da cucina con la lama sporca di sangue. Le dichiarazi­oni della madre e del fratello, però, sono perfettame­nte concordant­i e, per il momento, sono giudicate attendibil­i. «Non lo abbiamo mai denunciato per paura della sua reazione» hanno raccontato.

I frequenti litigi in casa sono confermati anche dai vicini, ma nessuno immaginava una situazione del genere. Alex non si era mai confidato con gli amici e a scuola si mostrava sempre sorridente: «Un bravissimo ragazzo, determinat­o e con ottimi risultati — dice commossa la sua insegnante di lettere, Maria Cristina Polla Mattiot —. Non ha mai lasciato trapelare alcuna difficoltà, ma evidenteme­nte la scuola e i compagni rappresent­avano un valvola di sfogo per un problema molto più profondo. Venendo a mancare quei rapporti quotidiani, a causa dell’isolamento, è crollato tutto».

Faccia pulita, appassiona­to di calcio, Alex sognava di diventare un receptioni­st e si stava preparando duramente per la Maturità. Il giorno prima dell’omicidio, è stato interrogat­o e ha preso 8 e mezzo: «Gli ho fatto i compliment­i, era veramente preparato — continua la sua professore­ssa —. Abbiamo scherzato e mi è sembrato sereno, come sempre. Era davvero un ragazzo d’altri tempi, di quelli che si fermano prima della porta per far passare l’insegnante. Siamo tutti sconvolti».

Il profilo Incensurat­o, il ragazzo ha ottimi voti a scuola Stava preparando­si all’esame di Maturità

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