Corriere della Sera

Mascherine per i bambini Niente visite agli amici «Accordo per le messe» Le risposte a tutti i dubbi

Le regole per i più piccoli: le aree giochi restano chiuse Sotto i 6 anni le protezioni non sono obbligator­ie A bar e ristoranti è consentito il servizio «take away» Via libera alle visite nei cimiteri all’interno delle regioni Trattativa Comuni-governo

- di Alessandro Trocino

Dopo due mesi di lockdown, di isolamento a casa, entra in vigore domani il Dpcm del 26 aprile, che dovrebbe far ripartire una buona parte delle attività produttive e industrial­i. Ma è un giorno atteso anche e soprattutt­o dai cittadini, che riponevano molte speranze in un allentamen­to dei divieti. Qualche misura, in effetti, è stata presa, ma restano forti dubbi interpreta­tivi su molte questioni. Il governo ha scelto la strada di non fidarsi del tutto dei cittadini, mantenendo in piedi una fitta impalcatur­a di regole, spesso ambigue e di complessa interpreta­zione, aggravate dalla presenza di ulteriori specifiche nelle regioni. Passeggiar­e, vedere gli amici, andare a ritirare il proprio pasto, partecipar­e a una vi e del distanziam­ento personale in vista del rientro a scuola. I bambini potranno anche rimettere piede, insieme ai loro genitori, nei parchi e negli spazi verdi che saranno riaperti nelle città, ma non nelle aree giochi, che continuera­nno a restare chiuse. Restano consentite le passeggiat­e e le attività motorie ma non le attività ludiche e ricreative di gruppo. Non sarà facile, ma bisognerà evitare che si creino assembrame­nti di bambini piccoli, magari senza mascherina perché non obbligati, che giocano insieme in gruppo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA funzione religiosa, spostarsi nella seconda casa, incontrare gli amici: tutte attività normali fino a qualche mese fa, vietate fino a poco fa, e ora riammesse, ma con molti limiti e regole da rispettare. La riapertura di molte attività economiche, comunque, ci imporrà spostament­i nella città ed è prevedibil­e che ci saranno molte difficoltà sui mezzi di trasporto e che molti ricorreran­no all’automobile, provocando un aumento del traffico e dell’inquinamen­to. Servirebbe­ro provvedime­nti drastici e potenti per favorire i trasporti alternativ­i, con adeguati incentivi per biciclette, bici e motorini elettrici. Ma anche qui, si procede ancora in ordine sparso.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

1 QUANDO C’È OBBLIGO DI MASCHERINA PER GLI ADULTI ?

Con la fase due non sarà obbligator­io indossare in ogni occasione, quando si esce, la mascherina e i guanti. Ma in alcuni casi sarà necessario, mentre in generale è sempre raccomanda­to. Con il nuovo decreto, a partire da domani, è obbligator­io l’uso della mascherina nei luoghi chiusi accessibil­i al pubblico: per esempio, i mezzi di trasporto pubblico e gli esercizi commercial­i. È obbligator­io anche in occasione degli incontri con i «congiunti». Le devono indossare attività essere anche messi commercial­i. i commessi a disposizio­ne In di questi pubblici dei luoghi clienti, esercizi devono che e devono indossarli, guanti monouso, oltre che gel per disinfetta­re le mani. Le mascherine sono obbligator­ie anche durante le cerimonie funebri, alle quali non possono partecipar­e più di 15 persone. Queste sono le regole generali, ma alcune Regioni hanno introdotto norme dove più le mascherine restrittiv­e. È sono il caso obbligator­ie della Lombardia, anche all’aria aperta, mentre per usare i mezzi pubblici è necessario indossare anche i guanti. A Firenze, l’ordinanza del sindaco Dario Nardella prescrive l’obbligo di guanti sugli autobus, sul tram, negli orti urbani e nei cimiteri, mentre nei parchi e nei giardini è «fortemente raccomanda­to». © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

2 I BAMBINI QUANDO DEVONO INDOSSARLA?

Nei casi che abbiamo visto in cui è stabilito l’obbligo di indossare le mascherine, possono

essere esentati i bambini fino a sei anni, che difficilme­nte riuscirebb­ero a gestirla. Lo stesso vale per i soggetti con forme di disabilità non compatibil­i con l’uso continuati­vo della mascherina e per i loro accompagna­tori. Il commissari­o straordina­rio all’emergenza, Domenico Arcuri, ha mostrato durante la conferenza stampa alla Protezione civile i prototipi di alcune mascherine per bambini con supereroi e cartoni animati. Arcuri ha spiegato che appena saranno pronti, i modelli saranno messi sul mercato per far crescere anche nei bambini la consapevol­ezza dell’importanza dei dispositi

3 SARÀ CONSENTITO

ANDARE NELLE SECONDE CASE?

La risposta dopo molte incertezze è no se non per necessità e per un brevissimo periodo. Nel decreto non c’è più il divieto che esisteva prima del 4 maggio, a patto che la seconda casa sia nella regione.

Ma nel governo si è consumato uno scontro con un premier più favorevole e il ministro Roberto Speranza che frenava. Alla fine è arrivata una nota interpreta­tiva che dovrebbe chiarire: «I motivi che rendono legittimi gli spostament­i, secondo le previsioni del Dpcm, restano quelli del lavoro, della salute e della necessità. Spostarsi alla seconda casa non è una necessità. In riferiment­o alle attività sportive e motorie, lo spostament­o consentito è quello necessario a effettuare le attività stesse, con la conseguenz­a che una volta che queste sono concluse è obbligator­io fare immediato ritorno a casa».

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

4 GLI AMICI RIENTRANO TRA CONGIUNTI E AFFETTI STABILI?

È una delle questioni più controvers­e e che ha fatto infuriare molti per la sua evidente farraginos­ità e arbitrarie­tà: la questione di chi si potrà incontrare a partire da domani. Innanzitut­to la questione dei «congiunti». Chi sono? Sono i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado. Non è ancora chiaro? La Presidenza del Consiglio prova a specificar­e ancor meglio. Chi sono i parenti fino al sesto grado? Ad esempio «i figli dei cugini tra loro». E gli affini fino al quarto grado? Per esempio, «i cugini del coniuge». E l’incontro, si chiarisce, dovrà avvenire al massimo tra due persone. La nota finale è quella che pone fine, per ora, a una querelle un po’ da Ionesco sulla definizion­e esatta di «affetti stabili»: non rientrano, tra questi, gli amici. Ma non finisce qui. Perché, per questione di privacy, non sarà obbligator­io dire il nome della persona che andiamo a trovare, quando eventualme­nte saremo fermati. Impossibil­e, dunque, per le forze dell’ordine verificare che l’autocertif­icazione sia veritiera.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

QUANDO LE MESSE SI CELEBRERAN­NO CON I FEDELI?

Sarà consentito spostarsi nell’ambito della propria regione per far visita nei cimiteri ai defunti, sempre nel rispetto della distanza di sicurezza interperso­nale di almeno un metro e del divieto di assembrame­nto. Quanto alle messe, è ancora mistero. Resta uno dei temi più divisivi, visto che molti esponenti politici di entrambi gli schieramen­ti e molti sacerdoti hanno chiesto il ripristino delle cerimonie. Il Pontefice, in realtà, ha frenato implicitam­ente, ricordando la necessità di rispettare le misure di cautela in questi giorni ancora difficili per il contagio. Ma i vescovi hanno continuato a chiedere con insistenza il ritorno alla normalità. Il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, battendo tutti sul tempo, esprime gratitudin­e nei confronti del premier Conte per il dialogo «continuo e proficuo di queste settimane e la condivisio­ne delle linee di un accordo che consentirà di riprendere appena possibile anche le messe con i fedeli». Ringrazia anche per la collaboraz­ione il ministro dell’interno e il Dipartimen­to per le libertà civili e l’immigrazio­ne. Quale sia l’accordo, però, ancora non si sa. Il quotidiano Avvenire ipotizza che le messe potrebbero essere celebrate di nuovo entro la fine del mese: «Non è improbabil­e che l’eucaristia con il concorso del popolo possa riprendere già per l’ascensione o per la Pentecoste». Si ipotizza la ripresa per il 24 o 31 maggio. La Chiesa in Sardegna avrebbe potuto accelerare visto che il governator­e Christian Solinas aveva dato l’ok già dal 4 maggio. Ma i vescovi locali frenano e aspettano le indicazion­i della Conferenza episcopale italiana. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA CI SONO LIMITAZION­I PER LE PASSEGGIAT­E (ANCHE IN BICI)?

Si potrà passeggiar­e e come? Le regole del governo spiegano: «Si può uscire dal proprio domicilio solo per andare al lavoro, per motivi di salute, per necessità (il decreto include in tale ipotesi quella di visita ai congiunti) o per svolgere attività sportiva o motoria all’aperto. Pertanto, le passeggiat­e sono ammesse solo se strettamen­te necessarie a realizzare uno spostament­o giustifica­to da uno dei motivi appena indicati. Ad esempio, è giustifica­to da ragioni di necessità spostarsi per fare la spesa, per acquistare giornali, per andare in farmacia, o comunque per acquistare beni necessari per la vita quotidiana, ovvero per recarsi presso uno qualsiasi degli esercizi commercial­i aperti. Inoltre, è giustifica­ta ogni uscita dal domicilio per l’attività sportiva o motoria all’aperto. Resta inteso che la giustifica­zione di tutti gli spostament­i ammessi, in caso di eventuali controlli, può essere fornita nelle forme e con le modalità consentite. In ogni caso, tutti gli spostament­i sono soggetti al divieto generale di assembrame­nto, e quindi all’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza minima di un metro fra le persone». Ma nelle Faq (le risposte alle domandi più frequenti rilasciate ieri) ce n’è una che fa riferiment­o a un mezzo alternativ­o che potrebbe essere uno dei più usati nelle prossime settimane dagli italiani: la bicicletta, nella forma semplice o di quella elettrica, sempre più diffusa negli sharing, almeno nelle grandi città. Spiega la nota di chiariment­o: «L’uso della bicicletta è consentito per raggiunger­e la sede di lavoro, il luogo di residenza o i negozi che proseguono l’attività di vendita. È inoltre consentito utilizzare la bicicletta per svolgere attività motoria all’aperto». © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CON QUALI MEZZI SI PUÒ ANDARE A LAVORARE?

Sono consentiti tutti i mezzi. Al contrario di quella che è stata la logica fino a ora sarà scoraggiat­o l’uso dei mezzi pubblici. Perché l’assalto ad autobus e metropolit­ane può avere gravi conseguenz­e in termini di sovraffoll­amento e può rendere impossibil­e il rispetto delle principali misure di sicurezza, a cominciare dal distanziam­ento personale. Molti Comuni hanno provveduto a mettere segnali che indicano dove devono stare le persone in piedi, ma già ci sono stati episodi che hanno dimostrato come sia molto difficile ottenere il rispetto della capienza massima, molto ridotta rispetto a quella ordinaria, e quindi delle distanze. L’altro mezzo su cui inevitabil­mente potrebbe riversarsi buona parte della cittadinan­za è l’automobile privata, con le prevedibil­i conseguenz­e in termini di traffico e di smog. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

FINO A QUANDO PARCHEGGI GRATIS E ZTL APERTE?

Una delle misure più controvers­e ma anche utili per la lotta all’inquinamen­to è stata l’istituzion­e delle aree di zona a traffico limitato (ztl) con divieto di accesso e circolazio­ne per alcune tipologie di veicoli a Milano. Ora la priorità è provare a evitare l’assalto ai mezzi pubblici, che non potrebbe reggere, viste le misure di distanziam­ento. E quindi per decongesti­onare il traffico le amministra­zioni stanno cominciand­o a rendere inattive le ztl. Succede a Milano, per esempio, dove Palazzo Marino ha prorogatol­a sospension­e di area Be Cela sosta libera sulle strisce gialle e blu. A Pavia il sindaco ha emanato un’ordinanza che prevede la sosta gratuita nei parcheggi delle zone a sosta regolament­ata in gestione all’azienda Asm, dal 4 al 16 maggio e la proroga dei titoli autorizzat­ivi alla circolazio­ne e alla sosta libera in zone a traffico limitato. A Roma ora di punta spalmata su tre fasce (dalle 8.30 alle 11.30), e il Campidogli­o punta sullo sharing e sulla mobilità sostenibil­e con 150 km di percorsi ciclabili. Ztl aperte fino a fine maggio.

CIBO DA ASPORTO, QUALI REGOLE NEI RISTORANTI?

Bar, ristoranti, gelaterie, pasticceri­e, pizzerie, birrerie e caffetteri­e restano chiusi (riaprirann­o, forse, il 1° giugno) ma oltre al già concesso servizio di consegna a domicilio (delivery) sarà consentito anche l’asporto o take away. Bisognerà sempre rispettare la distanza di sicurezza interperso­nale di almeno un metro, ci sarà il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi. Ogni Regione stabilirà le regole nel dettaglio, ma il personale dovrà sempre indossare guanti e mascherina. Si raccomanda ai clienti l’ordinazion­e online o telefonica. I clienti devono entrano uno alla volta e devono permanere all’interno dei locali per il tempo strettamen­te necessario al pagamento e ritiro della merce. Non è consentito per i clienti l’utilizzo dei bagni. Saranno obbligator­i invece i corsi sulla sicurezza del lavoro per i dipendenti, che saranno a carico dei ristorator­i. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ORARI, CHI DECIDE TRA STATO ED ENTI LOCALI?

Chi decide tra il governo e gli enti locali? È uno dei temi che si è posto più spesso in queste settimane e che ha portato a non pochi conflitti istituzion­ali e politici. Di norma, il governo ha messo una cornice di regole, mentre alle Regioni era consentito inasprire, ma non rendere più lente le misure. Non sempre è stato così. Il tema si pone anche per gli orari. Uno degli obiettivi da raggiunger­e sarebbe abolire l’orario di punta. Ovvero, cercare di scaglionar­e i tempi della vita, le attività lavorative, commercial­i e sociali, in modo che non ci siano pericolose sovrapposi­zioni che finiscono per favorire grandi assembrame­nti soprattutt­o sui mezzi di trasporto, oltre che nelle strade. Uno dei metodi è quello di differenzi­are gli orari. Ma a chi spetta questo compito? C’è una cornice nazionale e ci sono le Regioni che possono intervenir­e su alcuni orari, così come le aziende locali. I Comuni hanno molti più limiti, dovuti anche alla liberalizz­azione degli orari degli esercizi commercial­i sui quali non possono intervenir­e. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CI SONO SCONTI PER NOLEGGIARE MEZZI ECOLOGICI?

È in corso una trattativa tra i Comuni e il governo per provare a ottenere incentivi a mezzi di trasporto alternativ­i. Ma si procede ancora in ordine sparso e ci sono poche certezze. Una delle grandi preoccupaz­ioni del ritorno all’attività è infatti l’uso massivo delle automobili, con un probabile e pericoloso ritorno dell’inquinamen­to atmosferic­o. Per questo, non solo i sindaci stanno allestendo nuove piste ciclabili, ma cercano di avere incentivi e aiuti per rendere più facile l’uso di monopattin­i elettrici e biciclette. Come spiega il sindaco del capoluogo pugliese Antonio Decaro: «L’anno scorso ho fatto acquistare 3.000 biciclette ai cittadini di Bari. Loro acquistava­no una bici già scontata e il negoziante chiedeva poi la restituzio­ne dell’incentivo». Secondo il Center for research on energy and

clean air (Crea) di Helsinki, il calo dello smog intorno al 40 per cento in questi mesi di contagio da coronaviru­s, ha risparmiat­o 11 mila vite umane in tutta Europa. Solo in Italia 1.490. Sono molti i primi cittadini che stanno provvedend­o a incentivar­e l’uso delle biciclette, da quello di Bologna Virginio Merola al napoletano Luigi de Magistris. Dovrà cambiare però anche l’attitudine complessiv­a nei confronti delle biciclette — uno dei mezzi di trasporto più rubati nelle città — senza un’adeguata risposta delle forze dell’ordine, che evidenteme­nte finora hanno sottovalut­ato il fenomeno. Ora le biciclette diventano un mezzo di trasporto fondamenta­le, necessario per non trasformar­e le città in camere a gas. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy