Corriere della Sera

«L’ora della responsabi­lità»

Appello di Conte. Tornano al lavoro 4,4 milioni di italiani. Vittime, il dato più basso da quasi due mesi

- Francesca Basso © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Adesso è «l’ora della responsabi­lità», dice il premier Giuseppe Conte. Siamo alla prima svolta del lockdown: non è ancora il liberi tutti, restano i divieti, ma da oggi torneranno al lavoro 4,4 milioni di italiani. Il momento è delicato, soprattutt­o per i trasporti. Ieri in calo i morti e i nuovi contagi.

MILANO Ci siamo. Inizia la fase 2 e dopo quasi due mesi di confinamen­to per 4,4 milioni di italiani si rispalanca­no le porte di fabbriche, laboratori e uffici. Riprendono la loro attività lavorativa dopo la sospension­e decisa dal governo per cercare di contenere la diffusione del coronaviru­s. La pandemia sta mettendo in ginocchio l’economia italiana e quella mondiale.

Oggi nel nostro Paese riparte l’attività manifattur­iera, il settore delle costruzion­i, il commercio all’ingrosso legato ai settori in attività, che vanno da tessile e moda ad automotive e fabbricazi­one di mobili. Bar e ristoranti potranno riprendere solo con la consegna a domicilio o con l’asporto. Riaprono anche le prime spiagge, quantomeno per consentire agli stabilimen­ti di avviare i lavori in vista dell’estate. Restano invece sospese le attività commercial­i al dettaglio diverse da quelle che erano già state autorizzat­e: c’è chi aveva potuto ripartire col decreto del 25 marzo (le «attività essenziali»). Inoltre già dal 27 aprile avevano cominciato a svolgere le attività propedeuti­che alla riapertura le imprese che avrebbero ripreso le attività oggi. E poi ci sono coloro che hanno sempre lavorato in smart working e continuera­nno a farlo totalmente o parzialmen­te.

Non sarà comunque un ritorno alla normalità, le aziende dovranno mettere in atto una serie di precauzion­i — il protocollo di sicurezza anti contagio — per evitare che il virus riprenda a diffonders­i (distanziam­ento, mascherine, igienizzan­te per le mani, sanificazi­one degli ambienti, guanti monouso, misurazion­e della temperatur­a prima dell’ingresso in azienda). Tra i sindacati c’è la consapevol­ezza della criticità del momento. E lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per il Primo Maggio è emblematic­o: «Il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro». Il leader della Cgil Maurizio Landini ha però am

monito: «Abbiamo fatto un protocollo per cui si lavora solo se ci sono le condizioni di sicurezza. Oggi è il momento della responsabi­lità». I grandi gruppi si sono attrezzati per mettere in atto le misure necessarie, più complicato garantire il massimo della sicurezza — teme la Fim Cisl — nelle piccole aziende e in quelle artigianal­i per motivi sia organizzat­ivi sia di costi.

Al Nord da oggi ricomincia­no a lavorare in 2,773 milioni, di cui oltre 1 milione solo in Lombardia, secondo i dati della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, che ha calcolato che su 100 lavoratori che rientreran­no al lavoro in Italia il 60,7% è attivo nel settore manifattur­iero, il 15,1% nelle costruzion­i, il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio. Inoltre solo nel 36,6% dei casi, i lavoratori chiamati a riprendere potranno farlo in smart working, la maggioranz­a (63,4%), per le caratteris­tiche del proprio lavoro, dovrà farlo in fabbrica o in ufficio, comunque in sede. In Veneto riprendono in 535 mila, in Emilia-romagna in 478 mila e in Piemonte 427 mila. Al Centro ricomincia­no in 812 mila, la Toscana ha i maggiori rientri con 323 mila lavoratori seguita dal Lazio con 254 mila. Al Sud riprendono in 822 mila lavoratori, di cui 247 mila in Campania e 203 mila in Puglia. Restano ancora fermi a livello nazionale 2,682 milioni di addetti. La maggior parte di chi ritorna in fabbrica o in ufficio è costituita da uomini (72,2%) di oltre 40 anni. Solo il 48,8% degli under 30 riprenderà a lavorare.

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Il laboratori­o di biosicurez­za di Wuhan, in Cina, dove si studiano i virus e da cui, accusa l’america, si sarebbe diffuso il Covid
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Su Corriere.it La fase 2, tutte le misure del nuovo decreto e gli aggiorname­nti in tempo reale sull’emergenza sanitaria
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