LA RIPRESA
milioni
Gli studenti della scuola statale italiana, cui si aggiungono circa 950mila studenti delle scuole paritarie e i ragazzi che frequentano i centri di formazione professionali, circa 140mila
Si torna alla casella di partenza: la didattica mista — metà studenti in classe e metà collegati da casa — che sabato la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina sembrava aver individuato come soluzione per il rientro a scuola a settembre torna ad essere «elemento di dibattito e non una decisione». Lo ha scritto lei stessa sulla sua pagina di Facebook: troppe le proteste dei comitati di genitori e anche delle forze politiche. È possibile che alla fine — lo ha spiegato la viceministra Anna Ascani — questa resti un’opzione per gli studenti delle superiori, ma non per i più piccoli.
Quali sono dunque quelle «soluzioni flessibili da adattare alle varie fasce d’età e alle strutture scolastiche e alle realtà territoriali, oltre che alla minaccia di contagio»? E ci saranno regioni in cui si tornerà verso la normalità? Per spiegare che cosa si stia facendo al ministero in vista di settembre è intervenuto Patrizio Bianchi, presidente della commissione di esperti che deve produrre soluzioni per il nuovo anno scolastico. «Quello individuato dalla ministra è lo scenario zero — spiega —. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi».
Bianchi anticipa che il piano si baserà su due principi: quello dell’autonomia delle scuole che saranno chiamate a elaborare proposte — i presidi saranno aiutati da «un’unità speciale del ministero ad organizzarsi al melamento