Il padre ucciso dal figlio «Ossessionato dal controllo»
Torino, la moglie della vittima: mi minacciava. Quel giorno 40 telefonate
TORINO Un marito violento e ossessionato dal controllo. Capace di tempestare la moglie con decine di messaggi e telefonate ogni giorno, per poi rimproverarla anche per un sorriso di troppo a un cliente. Così Maria Cotoia, commessa all’ipercoop di Collegno, descrive Giuseppe Pompa, l’uomo con il quale era sposata da una vita, accoltellato giovedì sera dal figlio Alex, al termine di una violenta lite nel suo appartamento alle porte di Torino. Il giovane studente ha confessato di aver ucciso il padre per difendere la madre, vessata da anni e vittima di continue scenate e maltrattamenti, ma mai denunciati per paura di ritorsioni.
Per capire cosa sia successo nelle ultime ore prima della violenta lite, i carabinieri hanno sequestrato i cellulari di tutta la famiglia. I primi riscontri della volontà di Giuseppe di tenere tutto sotto controllo sarebbero già emersi da una prima analisi della chat di gruppo, che comprende anche la moglie Maria, 51enne e i figli Alex e Loris, 19 e 22 anni. Inoltre, consultando i registri, gli investigatori hanno accertato quasi 40 contatti fra il telefono della vittima e quello della moglie solamente nel giorno dell’omicidio. Telefonate di controllo, richieste di spiegazioni sui ritardi nelle risposte alle chiamate e messaggi «aggressivi» che l’uomo avrebbe continuato a inviare fino a poche ore prima di essere ucciso.
Maria e i suoi due figli, legatissimi a lei, sostengono di essere sprofondati in un incubo. Ma non era sempre stato così. Soprattutto dopo il trasloco a Collegno, tre anni fa, i rapporti in famiglia sono peggiorati, probabilmente a causa del lavoro di Maria nel centro commerciale a due passi da casa. Facendo la cassiera stava necessariamente tutto il giorno a stretto contatto con la clientela e anche un semplice sguardo poteva fare infuriare il marito, che la sorvegliava a distanza: «Sono anni che in famiglia non si viveva più tranquilli — ha confermato Maria agli inquirenti —. Erano vari i motivi per cui lui era sempre arrabbiato: la gelosia personale nei miei confronti e alcune libertà che chiedevano di avere i nostri figli. Quando riuscivo a rispondere alle chiamate, mio marito si lamentava del fatto che io sorridessi troppo ai clienti durante il turno».
La donna ha anche detto che negli ultimi tempi Giuseppe era particolarmente irrequieto e avrebbe passato notti intere ad alzarsi dal letto e ad accendere e spegnere la luce in camera. Senza contare le incursioni quotidiane nel supermercato per spiare Maria e le scenate per quei comportamenti che giudicava inappropriati.
Eppure chi ha conosciuto il 52enne operaio di Collegno, lo descrive come una persona tranquilla e moderata. Fedina penale immacolata, nessuna chiacchiera sul suo conto, Giuseppe per i colleghi dello stabilimento Graziano-dana di Rivoli era praticamente un uomo modello. «Non ha mai detto una parola di troppo — assicurano —. Sempre pronto ad aiutare gli altri, si divideva fra le sue grandi passioni: la famiglia e l’inter. Rigorosamente in quest’ordine. Non possiamo credere che in casa fosse un violento, a meno che non avesse una doppia personalità».