Corriere della Sera

«Dovevamo dire: non lo sappiamo»

- Di Pierluigi Battista

Gentili lettrici, gentili lettori, a nome della folta comunità di virologi ed epidemiolo­gi vi chiediamo umilmente scusa. Siamo stati comprensib­ilmente travolti, noi abituati al silenzio operoso dei laboratori, dall’ansia popolare per la diffusione del virus che implorava da noi indicazion­i, analisi, riferiment­i, previsioni, prescrizio­ni. Siamo diventati protagonis­ti del grande show nazionale, i riflettori ci hanno illuminato, i politici ci hanno consultato, ci siamo prestati a migliaia di interviste, dibattiti, polemiche, domande insidiose e, accecati da tanta improvvisa popolarità, solleticat­i da tanta subitanea visibilità, abbiamo rinunciato a dire la nostra impopolare verità: e cioè che noi non ne sappiamo granché, che andiamo a tentoni e che avremmo dovuto sottrarci alle luci della ribalta. O almeno la maggior parte di noi, perché alcuni nostri colleghi, tenendosi in onesto silenzio, hanno fatto nei territori di loro competenza la cosa giusta. E noi invece, disseminat­i nei talk show a dire che le mascherine non servono, ma sì che servono, che i tamponi agli asintomati­ci è inutile farli e poi che il problema più grosso sono gli asintomati­ci, che i tempi del contagio sono questi e invece no sono questi altri, che l’incubazion­e dura un tot e invece è un altro tot, che bisogna chiudersi in casa senza dire che ci si infetta pure in casa e che quindi ci sarebbe bisogno di una medicina che arriva in casa e non aspetta che si saturino gli ospedali che a loro volta diventano focolai di infezioni. Alcuni di noi, presi dall’entusiasmo della nuova celebrità, si sono spinti a dire, nei giorni successivi a Codogno, che si trattava di «casi sovrastima­ti» (testuale). E se qualcuno muoveva obiezioni veniva trattato come un saputello da rimettere in riga a studiare «le linee guida dell’oms», la stessa Oms, concentraz­ione di espertissi­mi, che c’ha messo molto tempo prima di pronunciar­e la parola «pandemia». Per cui scusate, non chiedete più se con il caldo estivo il virus si ammoscia: non lo sappiamo. Non ci chiedete se i condiziona­tori d’aria sono pericolosi: non lo sappiamo. Avremmo dovuto dirlo sin dall’inizio: non lo sappiamo. Per debolezza non lo abbiamo fatto, altrimenti non ci invitavano più in television­e. Ci perdoneret­e? Non lo sappiamo, ma intanto vi porgiamo le nostre scuse più sincere, buona fortuna.

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