Corriere della Sera

«Brescia, carattere e una mamma ipertecnol­ogica: così si batte il virus»

Scariolo, c.t. della Spagna e vice dei Raptors

- Flavio Vanetti

A volte il «clinic», di vita e non sportivo, te lo fa una mamma. Sergio Scariolo da Toronto, dove il lockdown è meno duro ma pur sempre tosto, dialoga ogni giorno con la sua. «Ha 90 anni eppure usa ipad e videochiam­ate: è lei a spiegare come ci si deve comportare». Il coach della Spagna iridata di basket, il tecnico che, da vice di Nick Nurse, ha contribuit­o allo storico trionfo dei Raptors nell’ultima stagione Nba, ha molto da fare. Anche se pure i profession­isti si sono fermati.

Come vede la sua Italia e la sua Spagna nei giorni dell’emergenza?

«La Spagna, dove risiedo, ha sottovalut­ato la situazione. Però dopo scelte disastrose si è ripresa. L’italia? Al netto di errori, la risposta dei governanti non è stata negativa. Do invece 10 alla gente, ai medici e agli infermieri: ho letto storie che mi riempiono di orgoglio. E mi commuovono i conterrane­i: quando gli altri mollano, noi bresciani diamo il meglio».

C’è normalità nella crisi?

«Il bicchiere non sarà mai mezzo pieno: però lo puoi riempire con dei contenuti. Ad esempio, nel lavoro ho tempo per analisi profonde. Inoltre ho più spazio per moglie e figli e per i cari lontani».

La mamma novantenne...

«Non solo, ci sono pure gli amici di Brescia: ci regaliamo partite di briscola online. Mia madre mi ripete: “Davvero pensate che sia duro non uscire di casa per due mesi quando noi durante la guerra siamo dovuti scappare per anni sotto terra per evitare le bombe?”. Il limite dell’uomo è dove l’uomo lo spinge».

La Nba doveva aspettare il caso Gobert per fermarsi?

«La Lega è stata esemplare: alla prima positività ha chiuso. Vedo invece che il calcio europeo va a zigzag, si aggrappa a ogni cosa, discute: stucchevol­e. La nostra ripartenza? Non ha ancora una data, ma sarà a porte chiuse e forse in una sede unica».

Quando Magic Johnson tornò in campo da sieroposit­ivo, i colleghi dissero che non si fidavano: temevano il contagio. Pure ora si rischia la fobia collettiva?

«Sarà decisivo spiegare che non ci sono pericoli. Non immagino ripartenze con mascherine e guanti: se si ricomincia, lo si fa in modo vero».

Ha valore un finale di stagione concepito così?

«Ha un valore economico, inutile fare le verginelle. Ma sarà fondamenta­le dare all’epilogo anche un peso sportivo».

La mazzata per il basket europeo è forte. Pure la Nba rischia?

«Non concludere sarebbe un colpo duro, ma nessuno pensa che la nave affonderà».

Una ricetta per il basket italiano?

«Non ne ho, non sono così bravo. Ma come in tutti i momenti Campione Sergio Scariolo (Brescia, 1/4/61) abbracciat­o da Hernangome­z dopo la conquista del Mondiale 2019 da c.t. della Spagna: ha vinto anche un argento e un bronzo olimpici. Ha conquistat­o 1 scudetto in Italia, 2 titoli di Spagna e 1 Coppa del Re. Campione Nba come assistente dei Raptors (Ciamillo) di crisi la creatività aiuta: forse è l’occasione per crescere e per scovare opportunit­à nemmeno immaginate».

Campioni in carica, ma senza Kawhi Leonard e Danny Green. Eppure vi stavate mantenendo ad alto livello.

«La stagione era sorprenden­temente positiva: partenze e infortuni non avevano fermato i progressi del gruppo. La sosta non ostacolerà: siamo sul pezzo, abbiamo fiducia. L’anno scorso abbiamo vinto contro pronostico e tanti sono ancora qui».

Pau Gasol dice che è tempo che Scariolo diventi capo-allenatore nella Nba.

«Lo ringrazio, ma non mi do molte chance. Qualcosa si muove, però non mi ossessiona l’idea di essere head coach. Non penso di restare così a lungo da dare modo alla Nba di convincers­i di me: prima o poi tornerò in Europa».

Rimangono preclusion­i verso i tecnici non americani?

«Un tirocinio lungo è necessario per comprender­e codici e situazioni. Ma può anche non bastare».

Parla di Ettore Messina?

«Ettore era pronto. Gli è mancato solo l’ultimo tassello: la fortuna».

Messina adesso è sinonimo di Olimpia Milano. Lei l’ha preceduto all’armani e non è andata benissimo.

«Oggi ho una visione più rilassata. Allora non c’erano le condizioni per un cambio di cultura e per isolare la squadra da componenti negative. Ora Ettore e il club vanno nella direzione giusta. Ma è un processo che richiede pazienza: spero ne abbiano».

I Giochi slittano al 2021: cosa cambia per la sua Spagna campione del mondo?

«Poco: fatico a pensare a 1618 giocatori diversi da quelli che avrei scelto quest’anno».

Scenario: dopo Tokyo le offrono di guidare gli azzurri.

«A livello emotivo la squadra del mio Paese ha sempre un richiamo speciale. Ma oggi Meo Sacchetti è un allenatore perfetto. Preferisco rimanere tifoso della Nazionale e sospendere ogni discorso, anche perché la federazion­e spagnola mi propone di arrivare fino al 2024».

Qual è il segreto della sua Spagna che vince?

«Il vissuto comune e i successi: non si riparte mai da zero, crescono fiducia e conoscenza reciproca. Infine c’è la capacità di comprender­e i ruoli e di accettarli, se serve, con umiltà anche se sei un campione».

Ripartenza Il finale di stagione Nba avrà un valore economico, inutile negarlo. Sarà decisivo dargli anche un peso sportivo

L’italia Non ho ricette per il basket italiano, ma come in tutti i momenti di crisi la creatività aiuta: magari è l’occasione giusta Mia madre a 90 anni mi chiama con l’ipad: «Due mesi a casa? Ho vissuto la guerra, che problema vuoi che sia?»

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