Corriere della Sera

Cosa ancora non sappiamo di questo virus

- di Sergio Harari

Abbiamo davanti un nemico che dobbiamo combattere ma che non conosciamo.

qualcosa di sfuggito al controllo in laboratori di ricerca non sufficient­emente sicuri, ma l’ipotesi sin qui maggiormen­te accreditat­a è quella di un salto di specie attraverso i pipistrell­i. Animali che sono considerat­i dei veri e propri serbatoi virali in quanto caratteriz­zati da un sistema immunitari­o unico tra i mammiferi, in grado di permetterg­li di veicolare virus (inclusi rabbia, Ebola, Sars ecc.) senza subirne gli effetti dannosi.

Nei Paesi del Sud-est asiatico, dove i pipistrell­i fanno parte della cucina tradiziona­le, il Sars-cov-2 potrebbe essersi prima sviluppato e poi trasformat­o in una forma più virulenta all’interno di un essere umano. Ma tutte queste sono soltanto ipotesi, nessuno sa esattament­e come siano andate le cose, la prova provata non esiste. Su come si è diffuso invece abbiamo evidenze scientific­he e ormai, purtroppo, esperienze chiare di molti Paesi tra i quali il nostro: il virus si trasmette per contagio interumano, raramente attraverso contaminaz­ione fecale o attraverso il contatto con superfici e oggetti che sono stati contaminat­i. Infine, il Sarscov-2 è stato ritrovato nelle acque reflue ma verosimilm­ente queste non costituisc­ono un veicolo di trasmissio­ne.

A nostre spese abbiamo imparato a conoscere le sue manifestaz­ioni cliniche, dalla perdita dell’olfatto ai sintomi respirator­i, ma più recentemen­te abbiamo cominciato a sospettare che possa causare anche altri disturbi come lesioni cutanee e di altra natura.

Abbiamo scelto come esame diagnostic­o di riferiment­o i famosi tamponi dove si ricercano sequenze di Rna virale ma la sensibilit­à di questi esami è lontana dall’essere assoluta, è questa la ragione per la quale in alcune situazioni specifiche, come per il rientro degli operatori sanitari dopo una quarantena, di tamponi se ne eseguono due. Quindi abbiamo un esame che non è un vero gold standard ma è il migliore di cui al momento disponiamo.

Alcuni studi suggerisco­no che in presenza di sintomi respirator­i la tac del torace possa avere una maggiore sensibilit­à del tampone ma anche qui ci sono dei limiti dell’indagine, d’altra parte non possiamo fare tac a tutti. Molto spesso quello che conta di più alla fine è il sospetto clinico di fronte ai sintomi riferiti dal paziente, la moderna tecnologia non è quindi di grande aiuto.

L’utilizzo delle sierologie anticorpal­i, la cui affidabili­tà è peraltro estremamen­te variabile a seconda dei diversi kit di laboratori­o, è ancor più controvers­o e sicurament­e di limitata validità per lo screening, è invece più di supporto nel seguire gli andamenti epidemiolo­gici della popolazion­e.

A conferma del fatto che il quadro è molto confuso sia che ogni Paese ha adottato criteri diagnostic­i e di screening diversi, ad esempio la

● In queste settimane Harari è anche a capo della gestione del Covid-19 all’interno dell’ospedale

Francia non impiega i tamponi per le verifiche dopo le quarantene del personale sanitario.

Non sappiamo quanto l’epidemia durerà, se il virus si autolimite­rà, se risentirà della stagione calda (anche se teoricamen­te non dovrebbe essere) e non sappiamo neanche se la flessione dei contagi e dei nuovi casi di queste ultime settimane sia tutta determinat­a dalle misure di restrizion­e adottate o se altri fattori possano aver giocato favorevolm­ente. Ad esempio, la riduzione dell’inquinamen­to, il cui ruolo resta a tutt’oggi controvers­o. Eppure il virus sembra essere meno aggressivo, meno pazienti in percentual­e

Opinioni di singoli Spesso vengono vendute come verità in tv le opinioni di singoli esperti

devono ricorrere alle terapie intensive. È solo merito della maggiore attenzione della popolazion­e che, nel caso di sintomi sospetti, si rivolge prima agli ospedali consentend­o cure più precoci o è successo qualcosa che non abbiamo ancora capito?

Invero, nessuna significat­iva mutazione del virus sino ad oggi è stata descritta. La mortalità si è certamente ridotta di molto rispetto al primo periodo della pandemia, ma è solo merito della migliore gestione dei malati o anche qui qualcosa ci sfugge?

Sono molte le cose che dobbiamo ancora chiarire e spesso quelle che vengono vendute come verità nei talk show televisivi sono opinioni dei singoli esperti, o solo buon senso e ragionevol­ezza, ma di dati scientific­amente solidi ne abbiamo ancora davvero pochi.

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Una pioggia di petali di fiori viene lanciata da un elicottero dell’esercito per celebrare il personale sanitario dell’ospedale Ashwini di Mumbai
In India Una pioggia di petali di fiori viene lanciata da un elicottero dell’esercito per celebrare il personale sanitario dell’ospedale Ashwini di Mumbai
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● Sergio Harari, 59 anni, laureato in Medicina e chirurgia all’università degli Studi di Milano, è il direttore dell’unità operativa di Pneumologi­a del San Giuseppe di Milano
Chi è ● Sergio Harari, 59 anni, laureato in Medicina e chirurgia all’università degli Studi di Milano, è il direttore dell’unità operativa di Pneumologi­a del San Giuseppe di Milano
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Leggi tutte le notizie, segui gli aggiorname­nti sull’emergenza sanitaria in Italia e nel mondo sul sito Su Corriere.it
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Esperta Valentina Di Mattei, 43 anni, psicologa clinica al San Raffaele

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