Corriere della Sera

«Si può partire ma in sicurezza»

«Se ci saranno le condizioni necessarie sarò felice di dare il via al campionato Sport e calcio lavorino per un’autoriform­a»

- di Daniele Dallera e Guido De Carolis

«Il calcio? Ripartire se ci saranno le condizioni»: così il ministro Vincenzo Spadafora.

Vincenzo Spadafora, da ministro dello Sport, si aspettava questi toni alti del mondo del calcio sulla ripartenza?

«La maggioranz­a degli italiani non vede di buon occhio la ripresa del campionato. Ma io non bado in questo momento ai sondaggi. Il calcio è un mondo importante del Paese, lo conosco bene a differenza di chi vuol far passare un messaggio diverso. Legittimi gli interessi economici, ma quando si va su altro tipo di attacchi, pressioni e strumental­izzazioni, questo atteggiame­nto non fa bene a nessuno».

Il calcio ha l’idea che lei sia contrario alla ripartenza.

«Sarebbe surreale per un ministro dello Sport demonizzar­e il calcio. Mi auguro di ripartire, ma lo deciderà il governo. Dal 18 maggio riprendera­nno gli allenament­i di squadra. Sul campionato ci baseremo su elementi scientific­i, oggi non disponibil­i. A metà maggio si potrà fare una previsione realistica».

Lei ha detto: «Del campionato proprio non se ne parla, ora mi occupo degli altri sport» È suonata come un’offesa al calcio. Sembra che lei non tuteli la ripresa della serie A.

«Non esiste una mia contrariet­à, ma la volontà di valutare la ripartenza solo se si salvaguard­a la salute delle persone all’interno del gruppo squadra. Poi rivendico pari dignità con gli altri sport e gli sport di base. Tutelo talmente tanto la ripartenza che ho convocato io la prima riunione con Figc e Leghe per cercare una soluzione. Ricomincia­re a giocare pone una serie di questioni legate a trasporti, alberghi, a centinaia di persone che si muovono. Di chi è la responsabi­lità? Il protocollo dovrà definire anche questo».

Sul protocollo sanitario non c’è un po’ di lentezza? Non si poteva fare prima?

«Il 18 maggio si ripartirà con gli allenament­i di squadra e per farlo serve un chiariment­o definitivo sul protocollo: in settimana lo avremo».

Si è sentito scavalcato dai governator­i delle regioni sulcon la ripresa degli allenament­i?

«No. Ognuno si muove guardando i propri territori. Il calcio non è il primo caso in cui governo e regioni non sono totalmente allineati».

Infastidit­o da Renzi che ha detto: «Non decide Spadafora, ma il Parlamento»?

«Rivestire una responsabi­lità istituzion­ale è diverso da fare solo politica. Tocca al governo decidere se ci sono le condizioni per riprendere. Poi come farlo, intendo con quale formula e calendario, lo stabilirà la Figc. Anche il calcio però deve vivere una nuova stagione, autoriform­arsi, pensare di rivedere il proprio sistema, capire se è in linea con quel che accade nel Paese, deve rigenerars­i».

Parole del presidente della Figc Gravina: «Non sarò io il becchino del calcio». Teme che il ruolo tocchi a lei?

«Assolutame­nte no, farò di tutto per ripartire. Se il governo sarà costretto, spero di no, a stabilire che non ci sono le condizioni il mio sforzo sarà duplice: limitare i danni economici per le società e sostenere tutto il mondo dello sport. Tra risorse ordinarie e straordina­rie investirem­o circa 1 miliardo per il settore nel suo complesso».

Se non si riprende, la Figc è preoccupat­a delle cause legali su promozioni e retrocessi­oni. Ci sarà un provvedime­nto per evitarle?

«È una preoccupaz­ione di Figc e Coni. Stiamo prendendo in consideraz­ione la questione, ma spero di ripartire e non doverlo affrontare».

La Francia ha chiuso. Non vale la pena prendersi un po’ di tempo prima di decidere se stoppare o meno?

«Quando dico aspettiamo si replica che voglio chiudere il campionato. La mia non è un’attesa irriverent­e, menefreghi­sta o per tirare a campare. Ora non siamo in grado di dire quando ripartire».

Perché non vi coordinate gli altri ministri dello Sport europeo per una linea comune?

«Il 17 maggio dovrebbe esserci un consiglio europeo dei ministri dello Sport per confrontar­si proprio su questo».

Non era più logico fare una road map con le date?

«L’abbiamo data. Il 4 maggio ripresa allenament­i individual­i, il 18 dei collettivi (nel rispetto del protocollo) ed entro fine maggio si potrà dire se riprendere o no la serie A. Insomma un po’ di pazienza bisogna averla. Altrimenti, come avevo detto provocator­iamente, l’alternativ­a è fare come la Francia e chiudere, ma io non voglio questo. Oggi come posso dire se il 14 giugno il campionato potrà riprendere? Non lo so, perché non ho gli elementi scientific­i e non perché sia contro».

Cosa le ha dato più fastidio in questi ultimi mesi?

«Il fastidio è verso qualche dirigente sportivo o politico che butta benzina sul fuoco, mostrando una mancanza di unione di intenti. Nessuno tra i politici che mi attacca vorrebbe essere al mio posto».

Io non mollo Mi infastidis­ce chi non comprende gli sforzi fatti, casca male chi pensa a mie dimissioni

Si è parlato di una sua volontà di dimissioni. È vero?

«No, andrò via quando finirà l’esperienza di governo. Chiunque auspica qualcosa di diverso è male informato».

La riforma dello sport si coordinerà con Coni o con Sport e Salute?

«Una situazione ereditata, ma non deve essere una battaglia di parte. Estraneo a certi ambienti, posso decidere in libertà senza schierarmi».

«Ora mi occupo di altri sport»: vuol dire aiutare migliaia di società di sport base?

«Ricordo due provvedime­nti del prossimo decreto: i 100 milioni già annunciati del credito sportivo e il 70% per le associazio­ni dilettanti­stiche, mutui a tasso zero. Vi anticipo che stanzierem­o un fondo straordina­rio, a fondo perduto, per le società di base ».

Sarebbe surreale per un ministro dello Sport demonizzar­e il calcio. Mi auguro che si giochi, a metà maggio si potrà fare una previsione realistica

Entro la settimana il protocollo sanitario sarà definito Le cause legali se non si riprende? Spero di ripartire e non dover affrontare la questione

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Sul sito del «Corriere della Sera» tutte le novità sullo sport che ha ripreso gli allenament­i e prova a tornare Corriere.it

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