Corriere della Sera

LE REAZIONI SAGGE

- di Walter Veltroni

I giapponesi chiamano Ijirashii la sensazione che, secondo la definizion­e di Tiffany Watt Smith, si prova «davanti all’immensa forza d’animo dimostrata da chi, a un primo sguardo, sembrava fragile e vulnerabil­e». La nostra lingua, così ricca e bella, spesso fatica a sintetizza­re in una sola parola un sentimento. Ma Ijirashii sarebbe proprio il modo giusto per definire la reazione diffusa degli italiani a questi mesi infernali. E anche per giudicare il modo responsabi­le in cui sembra partita la famosa fase 2.

Siamo, non sembravamo, fragili e vulnerabil­i. In poche settimane un virus da mille teste si è portato via quasi trentamila di noi, ha razziato gli anziani dalle famiglie. Abbiamo visto, in un timelapse dell’orrore, i nostri medici piangere, i corpi dei morti deposti su camion militari, senza neanche il conforto di un funerale. Abbiamo visto chiudere le scuole, i luoghi dove ci incontrava­mo, abbiamo misurato il silenzio delle città, siamo stati separati dagli «affetti più cari», le nostre imprese hanno perso soldi e competitiv­ità, la nostra gente non ha più lavorato e non sa se tornerà a farlo. Un dramma che avrebbe potuto essere accompagna­to da mille forme di disobbedie­nza. Invece gli italiani, quelli raccontati come furbi e cinici, sempre pronti ad aggirare regole e leggi, si sono dimostrati, fin qui, più saggi di molti altri. Non hanno preso le armi in mano contro il lockdown come negli Usa, non si sono riversati in piazza senza regole e mascherine come in molti Paesi europei. Hanno osservato, salvo eccezioni isolate e deprecabil­i, le pur confuse indicazion­i che gli venivano date e hanno aspettato. Lo hanno fatto ripulendo i negozi, inventando­si mille forme per tenere vivo il lavoro e l’economia, continuand­o a studiare e a insegnare, facendo passare ai bambini la paura del mostro.

Siamo stati un popolo fiero, fin qui. Gente robusta, radicata nella terra e nel lavoro. Ma ora viene il momento più difficile per tutti. Per i cittadini, che non dovranno pensare che tutto sia finito e dovranno mantenere alto il senso di responsabi­lità. L’obiettivo di tutti è evitare un esiziale nuovo lockdown.

E per le istituzion­i. Il tempo degli annunci è finito. Come quello dei decreti di aprile presentati a maggio. Alla responsabi­lità mostrata fin qui dagli italiani dovrà corrispond­ere la forza, la velocità, la trasparenz­a della democrazia. Ricordando sempre che quando non c’è il lavoro, la libertà vacilla. Gli italiani, tutti, si aspettano ora da ciascuno dei soggetti politici e istituzion­ali, governo e opposizion­e, quella concretezz­a — lavoro garantito e servizi funzionant­i — e quella sobrietà, serietà e coraggio di innovare radicalmen­te che è richiesta, nella più grande crisi italiana dal dopoguerra.

Gli italiani

Hanno ripulito i negozi, inventando mille forme per tenere viva l’economia. Gente robusta, radicata nella terra e nel lavoro

Le istituzion­i

Il tempo degli annunci è finito. Alla responsabi­lità mostrata dai cittadini dovrà corrispond­ere la velocità e la trasparenz­a della democrazia

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