LE REAZIONI SAGGE
I giapponesi chiamano Ijirashii la sensazione che, secondo la definizione di Tiffany Watt Smith, si prova «davanti all’immensa forza d’animo dimostrata da chi, a un primo sguardo, sembrava fragile e vulnerabile». La nostra lingua, così ricca e bella, spesso fatica a sintetizzare in una sola parola un sentimento. Ma Ijirashii sarebbe proprio il modo giusto per definire la reazione diffusa degli italiani a questi mesi infernali. E anche per giudicare il modo responsabile in cui sembra partita la famosa fase 2.
Siamo, non sembravamo, fragili e vulnerabili. In poche settimane un virus da mille teste si è portato via quasi trentamila di noi, ha razziato gli anziani dalle famiglie. Abbiamo visto, in un timelapse dell’orrore, i nostri medici piangere, i corpi dei morti deposti su camion militari, senza neanche il conforto di un funerale. Abbiamo visto chiudere le scuole, i luoghi dove ci incontravamo, abbiamo misurato il silenzio delle città, siamo stati separati dagli «affetti più cari», le nostre imprese hanno perso soldi e competitività, la nostra gente non ha più lavorato e non sa se tornerà a farlo. Un dramma che avrebbe potuto essere accompagnato da mille forme di disobbedienza. Invece gli italiani, quelli raccontati come furbi e cinici, sempre pronti ad aggirare regole e leggi, si sono dimostrati, fin qui, più saggi di molti altri. Non hanno preso le armi in mano contro il lockdown come negli Usa, non si sono riversati in piazza senza regole e mascherine come in molti Paesi europei. Hanno osservato, salvo eccezioni isolate e deprecabili, le pur confuse indicazioni che gli venivano date e hanno aspettato. Lo hanno fatto ripulendo i negozi, inventandosi mille forme per tenere vivo il lavoro e l’economia, continuando a studiare e a insegnare, facendo passare ai bambini la paura del mostro.
Siamo stati un popolo fiero, fin qui. Gente robusta, radicata nella terra e nel lavoro. Ma ora viene il momento più difficile per tutti. Per i cittadini, che non dovranno pensare che tutto sia finito e dovranno mantenere alto il senso di responsabilità. L’obiettivo di tutti è evitare un esiziale nuovo lockdown.
E per le istituzioni. Il tempo degli annunci è finito. Come quello dei decreti di aprile presentati a maggio. Alla responsabilità mostrata fin qui dagli italiani dovrà corrispondere la forza, la velocità, la trasparenza della democrazia. Ricordando sempre che quando non c’è il lavoro, la libertà vacilla. Gli italiani, tutti, si aspettano ora da ciascuno dei soggetti politici e istituzionali, governo e opposizione, quella concretezza — lavoro garantito e servizi funzionanti — e quella sobrietà, serietà e coraggio di innovare radicalmente che è richiesta, nella più grande crisi italiana dal dopoguerra.
Gli italiani
Hanno ripulito i negozi, inventando mille forme per tenere viva l’economia. Gente robusta, radicata nella terra e nel lavoro
Le istituzioni
Il tempo degli annunci è finito. Alla responsabilità mostrata dai cittadini dovrà corrispondere la velocità e la trasparenza della democrazia