QUI VENETO
«Da lunedì 16 marzo l’erogazione del caffè sarà gratuita. È il nostro modo di dirvi grazie per quanto state facendo a tutela della nostra sicurezza». Il cartello è sulla macchinetta nella sede della Protezione civile di Marghera, quartier generale di Luca Zaia dal 21 febbraio. Non è che l’ultimo indizio, il ringraziamento è onnipresente. Fuori dall’ingresso del palazzo, e sparsi altrove per la città, sventolano dei lenzuoli con la scritta: «Grazie presidente Zaia». Alcuni sono firmati dalla Lega Giovani, ma ancora non è il punto. Ci sono le «Tose de Zaia», gruppo Facebook di sfegatate supporter, che dal 28 aprile ad oggi sono arrivate allo strabiliante numero di 47 mila. Persino un palato poco facile da accontentare come quello dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari è soddisfatto: il governatore è «competente e modesto».
Fenomenologia solo veneta? Macché. Per il recente sondaggio Demos, oltre il 50% degli italiani si fida del governatore, assai più di quelli (37%) che danno la loro fiducia a Matteo Salvini. A rompere l’idillio, soltanto Nino D’angelo: «Non è che ognuno può fare come c... gli pare — sbotta il cantante anima di Napoli —. Se tutti facessero come hanno fatto Zaia e Santelli, la gente sarebbe allo sbando».
Ma è inutile, Zaia non si fa invischiare. Il governatore diventato fenomeno di costume è impermeabile alle poche critiche come alle tante lodi: «Ma semo matti? Mi dicono che sono bravo soltanto per far pensare che qualcuno è stato meno bravo». L’ipotesi di diventare il premier della salute pubblica? «Un incubo». Va bene: ma come si mette a reddito un tale capitale di consenso? «In Veneto». Lo accusano di doroteismo, sempre sulla strada di mezzo? «Machiavelli dice che il Principe deve essere leone, ma anche volpe. Era doroteo anche lui?». Poi, con impercettibile slittamento di senso, dice di non avere alcuna mira sulla Lega: «Quando a Carducci chiesero di fare un tema sulla mamma, lui scrisse soltanto che “la mamma è la mamma”». Insomma, proprio come la mamma, Salvini non si discute.
L’uomo di Conegliano è capace di tagliare le unghie prima che diventino artigli. Tra i parziale, quello che per Zaia è «un po’ il giorno del liberi tutti», per primo lancia l’altolà: «Guardate che nella prossima settimana ci giochiamo il futuro. Se avessimo una recrudescenza importante non potremmo che tornare indietro. Come nel gioco dell’oca, alla casella di partenza». Peraltro i numeri della parziale riapertura in Veneto sono rassicuranti: rispetto a lunedì scorso, i mezzi circolanti sono soltanto il 30% in più.
La mattina del governatore inizia alle 5. La corsa da poco ritrovata, i giornali, poi il viaggio da Conegliano a Marghera. Primo appuntamento quotidiano, la riunione con i direttori delle Aziende sanitarie:
I consensi
Il presidente: mi dicono che sono stato bravo solo per far sembrare meno bravo un altro
ieri c’era da mettere a punto il ritorno degli ospedali all’attività convenzionale. Novità di giornata, il braccialetto che «dopo il check-in» rende identificabile chiunque sia nell’ospedale, colori diversi per specialità diverse. Appuntamento stampa alle 12.30, il punto con i capigruppo di maggioranza, poi le innumerevoli chiamate. Ieri, tra le altre, quella con il prefetto di Venezia e quella con il ministro della Salute Roberto Speranza per parlare di trasporto locale. Insomma: Zaia non vorrà farsi vedere. Ma si vede molto bene.
Quasi a casa camper bianco. La polizia non mi ha fermato, ma ho accostato io: mi sono fatto identificare e mi sono sottoposto al test rapido. Negativo». Stare tante ore al volante senza scambiare una parola con nessuno non gli è parsa una novità: «Sono due mesi che sto completamente da solo. Anche se devo dire che è stata una fortuna aver preso a Milano una casa in affitto e non una stanza in coabitazione con altre persone. Tanto neppure avrei potuto incontrarle, e stare tutto quel tempo chiusi in una camera sarebbe stato insopportabile. Già così è stata dura». Perciò, appena ha avuto la possibilità, ha deciso di rientrare a Napoli. «Quando potrò riprendere a lavorare risalirò, ma intanto avevo il desiderio di tornare a casa e dalla mia famiglia». E lì passerà la quarantena: «Certo, non avrei un altro posto dove andare. Starò a distanza da tutti, ma sicuramente sarà tutta un’altra cosa rispetto agli ultimi due mesi».
A Caserta incontro un posto di blocco Chiedo di sottopormi alla prova: sto bene