Morti aumentate del 49% a marzo L’ecatombe di Bergamo: più 568%
I camion dell’esercito carichi di bare che lasciano Bergamo. Una foto simbolo che ha fatto il giro del mondo. Ma anche un’immagine che conferma l’abnorme aumento di decessi che ha fatto registrare fra fine febbraio e tutto il mese di marzo quella provincia, al centro del cratere dell’epidemia: +568%. Il dato più alto in assoluto, che sancisce l’impennata di morti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo lo studio svolto da Istat e Istituto superiore di sanità che ha analizzato proprio l’impatto che il coronavirus ha finora avuto sul tasso di mortalità nel nostro Paese.
Un report — che esamina 6.866 comuni su 7.904 (87%) e l’86% della popolazione residente in Italia — che peraltro segna ancora una volta una netta spaccatura fra quanto accaduto al Nord e invece al Centro Sud. A livello nazionale il bilancio del primo trimestre consolidato 2020 è comunque devastante: +49,4% di persone decedute, e non soltanto rispetto all’anno scorso, ma a tutto il quinquennio precedente. Da Brescia a Cremona, poi, il conteggio è purtroppo ancora solo parziale e registra un numero di lutti rispettivamente di quattro volte e quasi tre volte i decessi di 12 mesi fa. L’89% delle morti nelle province a diffusione alta della malattia: nell’ordine proprio Cremona, Lodi, Brescia e Piacenza con incrementi notevoli di punti percentuali (391, 371, 291 e 264%).
Di contro, nelle regioni meno colpite dal Covid-19 il bilancio ha fatto registrare addirittura meno morti: nelle aree a bassa diffusione (1.817
Il rapporto
● Il rapporto, prodotto dall’istituto nazionale di statistica e dall’iss, registra l’impatto di Covid-19 sulla mortalità della popolazione nel primo trimestre 2020 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi a marzo sono infatti mediamente inferiori dell’1,8%. A Roma il calo maggiore con -9,4% rispetto alla mortalità media degli ultimi 5 anni: 3.757 deceduti quest’anno contro 4.121 in media. Diminuzione anche a Napoli, che registra un -0,9% di mortalità.
Più in generale dal rapporto Istat-iss emerge come dal 20 febbraio al 31 marzo a livello medio nazionale «si osserva una crescita dei decessi per il complesso delle cause del 38,7%: da 65.592 a 90.946, rispetto alla media dello stesso periodo del quinquennio 2015-2019. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati segnalati alla sorveglianza Covid-19 (13.710)».
Da qui il timore di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive delospedaliero l’istituto superiore di sanità, che ci sia un’ulteriore quota di morti, altri 11.600, «per i quali possiamo, con i dati oggi a disposizione, solo ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19, nei casi in cui non è stato eseguito il tampone; una mortalità indiretta correlata a Covid-19, in decessi causati da disfunzioni di altri organi; una mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema nelle aree maggiormente affette». In ogni caso, un collegamento con l’epidemia che finora ha ucciso più dei tumori e delle malattie polmonari. Soprattutto fra gli uomini sopra i 19 anni c’è un’elevata letalità del coronavirus (ma le donne contagiate sono oltre 104 mila, ovvero il 52,7% del totale), con il 34,7% di casi di pazienti deceduti affetti almeno da un’altra patologia.