Vaccini, l’alleanza tra Usa e Europa viaggia (male) su binari paralleli
L’amministrazione Trump stanzia oltre un miliardo di dollari. L’UE raccoglie impegni per 8 miliardi. Ma le società delle due sponde dell’atlantico non collaborano
Stati Uniti e Unione Europea inseguono il vaccino su corsie parallele. Al momento non si vede la possibilità di un’alleanza soprattutto industriale tra le due sponde dell’atlantico, in vista della possibile e, si spera imminente, produzione anti-covid.
Ieri la video-maratona lanciata dalla Commissione europea per raccogliere fondi da destinare alla ricerca ha raccolto impegni per 7,4 miliardi di euro, pari a 8 miliardi di dollari. «Abbiamo bisogno che tutti siano a bordo — ha commentato al termine della maratona la presidente Ursula von der Leyen —. Ho appena ricevuto un messaggio da Madonna che ha annunciato un contributo di un milione di dollari. La risposta globale include anche la società civile e la comunità globale di cittadini». All’iniziativa hanno parpiù tecipato una quarantina di governi, ma non gli Stati Uniti, venti organizzazioni, filantropi, imprenditori, celebrità e donatori privati. Per il segretario generale dell’onu, Antonio Guterres, il vaccino «deve essere trattato come un bene globale, accessibile a tutti e per tutti».
La Commissione stanzierà un miliardo di euro. La Germania contribuirà con 525 milioni e la Francia con 500 milioni. L’italia «farà la sua parte», ha detto il premier Giuseppe Conte, con oltre 140 milioni di euro: 10 milioni per la Cepi (Coalition for epidemic prepardness innovations); 10 per l’oms e 120 per l’alleanza per l’immunizzazione globale dal Covid; mezzo milione al Fondo globale per il meccanismo di risposta al Covid-19. Madrid metterà sul tavolo 120 milioni. Il Regno
Unito «fino a 744 milioni di sterline», perché «questa non è una competizione tra Paesi», ha detto Johnson. La Bill and Melinda Foundation ha promesso 100 milioni di dollari. L’altra sera Trump, intervistato da Fox News nel Memorial di Abraham Lincoln, ha annunciato: «I dottori mi hanno consigliato di non dirlo ancora. Ma penso proprio che avremo il vaccino entro l’anno, ne sono convinto». Trump lo ripete diverse volte, probabilmente per bilanciare l’altra notizia, cattiva questa volta: «I morti potrebbero essere anche centomila».
Pochi giorni fa aveva affermato, invece, che non sarebbero andati oltre i 70 mila, cifra che purtroppo è stata raggiunta ieri. Le previsioni del Cdc, l’autorità sanitaria federale, sono fosche. La riapertura in 32 Stati, potrebbe far raddoppiare il numero dei morti al giorno: da 1.700 a circa tremila. Anche per questo l’amministrazione ha da subito sostenuto in modo massiccio la ricerca. L’agenzia governativa Barda ha messo immediatamente denaro fresco nelle mani dei laboratori e delle principali società private di ricerca farmaceutica. Alla Moderna Tx sono andati 430,2 milioni di dollari; alla Janssen Research & Devolepment (gruppo Johnson&johnson) 456,2 milioni; alla Protein Science, 30,7 milioni. Totale: 917 milioni di dollari. Inoltre la Barda ha distribuito altri 310 milioni di dollari a sette aziende impegnate nella sperimentazione di farmaci.
Il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, guidato da Anthony Fauci, sta seguendo diversi progetti promettenti. Quello in fase avanzata è sviluppato dalla società Moderna, base a Cambridge in Massachussetts, che lunedì 27 aprile è passata ai test sui volontari.
Il problema adesso è chi ci arriverà per primo. Trump assicura che non «gli interessa» e che «è pronto a collaborare con tutti i Paesi». Ci sono, però, passaggi tecnologici complessi. Moderna ha appena stretto un accordo con una multinazionale svizzera, la Lonza Group. L’obiettivo è confezionare un miliardo di dosi l’anno. Attenzione, però, il primo lotto sperimentale sarà preparato già tra giugno e luglio, ma negli impianti americani della società elvetica. In questo caso l’alleanza tra Stati Uniti ed Europa non ha funzionato.