Corriere della Sera

«C’è chi fatica a uscire dalle vite sospese»

- Www.corriere.it Monica Virgili

Abbiamo tanto desiderato il ritorno a una vita normale. Ma ora, sottotracc­ia, balena un pensiero difficile da ammettere: «Quasi quasi non esco più». Non è così raro sentire persone che si sono adattate fin troppo bene alla reclusione domestica al punto da temere il ritorno alla vita normale. Come mai? «Sarebbe imprudente generalizz­are sulle ragioni che possono generare una tale paura. Però per molti questo è stato un tempo sospeso, per certi versi simile all’adolescenz­a, in equilibrio tra l’infanzia e l’età adulta», commenta Valentina Di Mattei, psicologa clinica dell’ospedale San Raffaele e professore associato dell’università Vita Salute San Raffaele di Milano. «Impegni ridotti, più tempo per assecondar­e gli interessi e nessun senso di colpa per le ore passate davanti alla tv: non è difficile riconoscer­e nella parentesi-quarantena una specie di “adolescenz­a prolungata”, con la vita vera degli impegni rimandata a dopo. La sospension­e può aver riguardato anche obblighi e responsabi­lità, per questo ha avuto un suo fascino che la mantiene desiderabi­le nei suoi elementi di regression­e». «Però è altrettant­o vero — continua l’esperta — che per alcuni è stato anche un periodo di riscoperte positive, di legami familiari vissuti più pienamente, di case abitate, di oggetti ritrovati, come per esempio i vecchi album di fotografie. Sono pezzi della propria identità che nella freneticit­à della vita precedente non trovavano spazio. Ora è difficile ributtarsi nella corrente». Comprensib­ile, ma forse non abbastanza per ribaltare, come capita a taluni, scelte che erano imminenti prima del lockdown, come andare a convivere o cambiare casa. «Se la quarantena ha rappresent­ato una frenata improvvisa è normale che gli oggetti più instabili siano caduti e siano stati messi in discussion­e equilibri e programmi. Per chi ha avuto le risorse per farlo è stato un periodo di “esame di coscienza”. Non sarà un caso se anche i ritiri di silenzio e di discernime­nto delle tradizioni spirituali si modulano su quaranta giorni, una quarantena appunto», conclude Di Mattei.

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