Appello per aprire i maneggi: «Molti cavalli senza cure»
Fermi da due mesi. Tra i settori colpiti dalle misure anti-covid c’è anche quello equestre: circoli ippici e maneggi hanno dovuto interrompere le proprie attività, mettendo in pericolo la sopravvivenza dei cavalli. A lanciare l’allarme è la Leidaa (Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente), attraverso la presidente Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia e prima firmataria nel 2016 di una proposta di legge per il riconoscimento degli equini come animali d’affezione, non ancora calendarizzata. «I cavalli, bisognosi di attenzioni che non si limitano al cibo e alle passeggiate, sono confinati da settimane in spazi ristretti», spiega. Non solo, «molte delle strutture sono ormai prive di risorse economiche per la chiusura forzata e, in tanti casi, non hanno personale sufficiente per garantire le cure necessarie agli animali». Occorre, quindi, che «il governo consenta la ripresa dell’attività o, in subordine, che lo facciano tutte le Regioni, non alcune. È relativamente facile adottare accorgimenti per garantire la sicurezza sanitaria e il distanziamento». Non bisogna dimenticare che — chiarisce — «parliamo di animali con i quali l’uomo ha stretto un patto d’amicizia millenario: ci sono stati accanto, in battaglia, nei lavori agricoli, nel trasporto. Oggi non possiamo tradire questo patto». Dalla riapertura dei maneggi dipende quindi la sopravvivenza degli animali stessi. Come cani e gatti, anche i cavalli hanno un forte rapporto affettivo con il proprietario o la persona cui fanno riferimento, come dimostra la pratica dell’ippoterapia. L’emergenza sanitaria, sottolinea Brambilla, deve essere l’occasione per «porre fine all’ambiguità che circonda lo status giuridico degli equidi e dichiararli, senza se e senza ma, animali d’affezione», con le conseguenze che ne derivano: il divieto di macellazione; lo stop al loro utilizzo in spettacoli ed esperimenti scientifici; la proibizione di vendita e consumo della loro carne . «I numeri — conclude — parlano di un declino costante della macellazione, ma l’italia resta uno dei principali consumatori al mondo di carne equina, la maggior parte importata».