Corriere della Sera

«Mio padre ammalato, il diario delle mie emozioni»

T

-

utto è iniziato il 9 marzo. Mio padre aveva mal di testa e un po’ di febbre, poi è arrivata la tosse. La vita aveva deciso di prendersi gioco di me. Il 19 marzo, la festa del papà, un’ambulanza lo ha portato al pronto soccorso dell’ospedale di Crema. Ci aspettavan­o due settimane di inferno. Indossava una maschera che gli forniva l’ossigeno. Era cosciente e poteva interagire con noi attraverso Whatsapp. Parlavano i suoi messaggi. A casa mia, intanto, la vita andava avanti. Io frequentav­o le video lezioni, interagivo con i miei compagni, in qualche modo riuscivo a distrarmi. Al contrario, mia madre era in preda all’ansia. La situazione era stabile, ma il primo aprile l’ospedale ci disse che mio padre sarebbe stato trasferito a Milano in terapia intensiva. Era già capitato al mio vicino di casa: era morto dopo qualche ora. Sarebbe toccata anche a mio padre una morte così crudele, lontano dai propri affetti? Arrivò la Domenica delle Palme. Mio zio era morto per il virus, lo seppi per caso, origliando. Ma non dissi a mia madre che lo sapevo. Davanti a lei non piangevo mai. Arrivò poi la Settimana Santa. I medici ci dissero che a mio padre erano rimasti pochi giorni di vita. Per la prima volta lasciai che le mie lacrime bagnassero le mani di mia madre. Urlai dal dolore, la mia vita si era spezzata. Tuttavia, la domenica di Pasqua non solo era risorto il Signore, ma anche mio padre. Ci informaron­o che le sue condizioni si erano stabilizza­te. Serviva solo molta pazienza, ma a me non importava. Avrei aspettato tutto il tempo necessario per riaverlo a casa vicino a me. Ed è arrivato il Primo maggio. Il tempo è trascorso grazie alle videochiam­ate tra me e mio padre, con i tablet forniti dall’ospedale. Presto verrà trasferito in un centro per imparare a respirare senza ventilator­e. Giorgia, 16 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy