Prime corse
Sassuolo e Lecce hanno aperto ieri gli allenamenti «distanziati» Oggi tocca alla Juve, slitta di qualche giorno il rientro dell’inter In Bundesliga 10 positivi su 1.724 test in prima e seconda serie
Sassuolo, ore 9. Il Mapei Center, primo impianto sportivo di serie A ad aprire, è blindatissimo. La sbarra si alza solo quando arrivano i primi tre della lista: Djuricic, Magnani e Rogerio. Già cambiati, come all’oratorio. E per fare la doccia se ne torneranno poi a casa. «Vietatissimi abbracci, e strette di mano» viene subito ricordato loro da addetto alla sicurezza, fisioterapista e medico, gli unici tre ad avere accesso all’impianto oltre ai giocatori. Si salutano da lontano, i tre compagni. Tanti sorrisi, nessun contatto. Ognuno si allena su un campo diverso. Un po’ di stretching, qualche scatto, tattica zero: l’allenatore De Zerbi non c’è. Per adesso ciò che conta è rimettere in moto i muscoli. In tutto un’oretta di lavoro, poi spazio a un altro mini gruppetto. E via così fino alle 13. Il programma proseguirà fino a venerdì. Con regole ferree. Al massimo ci si può allenare contemporaneamente in sei: i campi sono tre, quindi due per campo. «Mi mancava l’odore dell’erba» ammette l’attaccante Caputo.
La serie A torna in moto. Ieri nel pomeriggio è ripartito il Lecce, con le stesse modalità di distanziamento. Oggi tocca alla Juve, club tra i più colpiti dal Covid-19 con tre positivi: ieri i giocatori si sono sottoposti a test medici, fisici e tamponi. Cristiano Ronaldo con la famiglia è ripartito ieri sera da Madeira per rientrare a Torino, dove ora dovrà osservare due settimane di quarantena. Il ritorno in campo dell’inter, previsto per oggi, è slittato di qualche giorno: prima la squadra di Conte si dovrà sottoporre agli esami clinici necessari. Al termine dell’iter sanitario i nerazzurri avranno la facoltà di sottoporsi alle sessioni di allenamento individuale alla Pinetina.
Le sedute distanziate, personalizzate, senza pallone e controllate solo da medici e fisioterapisti è un primo passo verso la normalità auspicata dai vertici della Figc e della Lega. L’apertura dei centri sportivi ai gruppetti però non implica necessariamente che il 18 maggio arriverà il semaforo verde agli allenamenti collettivi. Per ora non sono fissati in agenda appuntamenti fra il Comitato tecnico scientifico e la Federcalcio per discutere il protocollo anche se il ministro Spadafora ieri ha dichiarato di essere al lavoro sul dossier. «Il protocollo non è stato validato e non sappiamo a oggi quali sono le criticità — dichiara il presidente dell’aic Damiano Tommasi, che aspetta novità per il consiglio federale di venerdì —. Un nodo da affrontare è la gestione del gruppo squadra in presenza di un positivo».
Del resto in Bundesliga, sulla cui ripartenza la cancelliera Merkel dovrà sciogliere domani le riserve, sono stati riscontrati 10 positivi sui 1.724 test effettuati fra le squadre di prima e seconda serie: dato choc. Massima prudenza insomma, cercando se possibile di abbassare i toni dopo le tensioni registrate nei giorni scorsi fra il pallone e il Governo. «Non metto bocca su una questione politica» si sfila in dribbling il presidente del Coni, Giovanni Malagò, avvisando ancora una volta Gravina sulla necessità di pensare a un piano B in caso di mancata conclusione del campionato: «Il calcio ha il diritto e il dovere di provare a finire la stagione ma è indispensabile avere un’alternativa per evitare che tutto vada a carte quarantotto». Fronte diritti tv: 18 squadre su 20 hanno emesso fatture a Sky, che non ha intenzione di versare l’ultima rata. I club ne parleranno giovedì.