Cairo a Superga «Quella squadra simbolo della rinascita»
TORINO Non poteva essere un 4 maggio come gli altri. Ma come i 70 precedenti è stato carico di emozione. E speciale. Il Toro e la sua gente hanno celebrato il Grande Torino nell’anniversario della tragedia di Superga. Lo hanno fatto con una processione durata ore, con tante visite «distanziate» aperte da quella del presidente Urbano Cairo: «Abbiamo avuto i permessi dal prefetto per una cerimonia breve e riservatissima: non si poteva non rendere omaggio alla lapide del Grande Torino». Il massimo dirigente granata è arrivato prima di mezzogiorno, al suo fianco c’erano Franco Ossola, Gigi Gabetto e Susanna Egri, eredi di quei campioni. Dopo di loro la gente è arrivata a piedi salendo la collina, in bicicletta scalandone le ripide salite. Mascherine e distanze, lacrime e preghiere. E foto per fissare il momento che tiene insieme l’amore e un pezzo di libertà ritrovata, la Fase 2. Il presidente Cairo ha legato i due momenti: «L’italia deve ripartire come allora: il Paese aveva bisogno di ricominciare, di ritrovare slancio e voglia di crescere. E il Grande Torino incarnò la forza e la capacità di riscatto che l’italia cercava, fu il simbolo della rinascita. Sono 15 anni che salgo a Superga e credo sia ancora il tempo di cercare di onorarli al meglio, prendendo esempio da quello che sono stati capaci di fare». Dai 71 anni
Il Grande Torino commemorato a Superga (Ansa)
valori che incarnano ancora. «Speriamo che sia una giornata di rinascita, ma tutto va fatto con prudenza: l’8 di aprile, quando Wuhan riaprì dopo il lockdown, non c’era un contagiato. In Italia no. Per questo noi dobbiamo stare con la guardia alta». Fase 2, rinascita. Anche per la serie A? «Il calcio deve ripartire, ma in sicurezza: non è giusto e non è la cosa da fare mettere a repentaglio la salute. Servono protocolli affidabili al 100 per cento, per gli allenamenti collettivi e per le partite se mai le giocheremo. Ma allo stesso tempo è importante pensare alla prossima stagione, organizzare il futuro. Si pensa a questo campionato, ma siamo a due mesi dallo stop e il mondo è ancora in una fase di grande difficoltà». Il Toro vuole tornare al lavoro, ma con un percorso logico e sicuro, dove norme e protocolli siano chiari. E il tempo scarseggia: «I giocatori si allenano a casa da due mesi. Se pensiamo a quanto tempo serve per ripartire in estate... in condizioni normali». La gente del Toro, tifosi ed ex giocatori, ha celebrato gli Invincibili anche dai balconi. Il ricordo non si cancella, come l’emozione.