L’indice basso dei lombardi
Le stime dell’iss: solo una regione sotto la soglia di 0,2 ipotizzata per autorizzare i trasferimenti tra territori «Meno contatti, più immuni: ecco come cambia R0»
Sotto la media dei contagi. La Lombardia, che dall’inizio della pandemia ha contato oltre 14 mila morti, ora è nella parte meno «a rischio» della classifica. Lo dice l’istituto superiore di sanità.
«Il nostro R0 per il coronavirus è 0,75, sotto la media nazionale che è dello 0,80». La notizia la dà con una certa soddisfazione il vicepresidente lombardo Fabrizio Sala, che vuole in questo modo sottolineare «il comportamento dei lombardi che si sono fermati con il lockdown e poi hanno ripreso l’attività, rispettando le misure. Perché non possiamo né morire di Covid né morire di fame. Dobbiamo reagire
con la testa e i milanesi la testa la stanno usando». Considerazioni che fanno tornare al punto di partenza, cioè a quell’r0, il parametro al quale siamo appesi tutti. Che ha implicazioni diverse, basi statistiche non così certe e proiezioni politiche tutte da verificare.
I parametri R0 e Rt
Non abbiamo fatto in tempo a familiarizzarci con l’indice R0 (erre con zero), che subito dall’istituto superiore di sanità precisano: «È più corretto parlare di Rt». La differenza è presto detta. L’R0 si misurava all’inizio dell’epidemia ed è il numero medio di casi secondari generati da un infettore. All’inizio, nelle regioni del Nord, ha raggiunto quota 3. Vuol dire che una persona positiva ne contagia in media tre. E l’rt? È l’r0 nel tempo, dopo che sono entrate in vigore le misure di contenimento. Quando l’indice scende sotto l’uno, vuol dire che il contagio diminuisce.
Ma siamo sicuri che siano parametri affidabili? Gli stessi epidemiologi, come Alessandro Vespignani, lo prendono con le molle: «Dietro questo benedetto R0 — ha spiegato — c’è una tale complessità previsionale che siamo un po’ come i meteorologi».
Il primo fattore da considerare è il numero dei tamponi: più se ne fanno, più il margine di errore diminuisce. Il secondo è che non comprende gli asintomatici. Dunque, c’è una stima, imprecisa, ma utile per avere un quadro generale. Ma come fa a diminuire il tasso? «Per due fattori — spiega Stefano Merler, epidemiologo della Fondazione Kessler —. Per la mancanza di contatti tra persone, e quindi grazie al lockdown. E perché aumenta il numero degli immuni, da guarigione spontanea».
Difficile farlo arrivare a zero, ma si può tenerlo sotto controllo: «Se sei a 0,5 puoi permetterti anche di raddoppiare i contagi. Fermo restando che non esiste una formula magica». Nella fase 2, monitorando un aumento di contagiati, si interverrà a livello locale: «Verificheremo in pochi giorni un eventuale aumento, che comunque sarà contenuto. A quel punto si potrà intervenire a livello regionale, provinciale e per aggregati di Comuni».
Le altre Regioni
Secondo i dati della Lombardia, l’rt della regione è 0,75. Per gli ultimi dati dell’iss, del 27 aprile, è però a 0,53. Perché questa difformità? «I dati sono uguali — spiega Sala —, la differenza dipende dagli algoritmi usati. I nostri numeri sono frutto dell’elaborazione di nostri ricercatori e fanno una media degli ultimi tre giorni. Ma la sostanza non cambia. E cioè che i lombardi stanno reggendo bene. Ci sono quattro milioni di cittadini al lavoro. Solo il 60 per cento è però in movimento, segno che lo smart working sta incidendo positivamente».
Il fatto che una Regione sia sotto la media autorizza nuove aperture? «Sono scelte politiche — dice Merler —. Ma teniamo presente che ci sono due fattori che vanno in direzione opposta: il numero di contagiati e quello degli immuni. In Lombardia è alto il primo, ma anche il secondo. La Basilicata ha pochi contagiati, ma se si sviluppasse l’infezione avrebbe una platea potenziale più ampia. Dunque bisogna bilanciare».
È anche vero che le percentuali sono da tarare sul numero assoluto della popolazione e sulla distribuzione nel territorio. Per scienziati e governo la soglia massima di Rt per concedere ai cittadini di spostarsi tra le regioni è lo 0,2. Guardando i dati Iss non siamo vicinissimi, ma neanche lontani. L’unica regione che sta sotto è l’umbria, 0,19. Segue la Basilicata con lo 0,35 e Trento con 0,42. Ma il dato positivo è che, incluso il Molise in testa con 0,84, sono tutte sotto la soglia di 1. Quanto basta per poter concedere un po’ di sollievo, non abbastanza per tornare alla normalità.
All’inizio dell’epidemia il Nord era a quota 3 I dati mancanti sugli asintomatici