Corriere della Sera

L’indice basso dei lombardi

Le stime dell’iss: solo una regione sotto la soglia di 0,2 ipotizzata per autorizzar­e i trasferime­nti tra territori «Meno contatti, più immuni: ecco come cambia R0»

- di Alessandro Trocino

Sotto la media dei contagi. La Lombardia, che dall’inizio della pandemia ha contato oltre 14 mila morti, ora è nella parte meno «a rischio» della classifica. Lo dice l’istituto superiore di sanità.

«Il nostro R0 per il coronaviru­s è 0,75, sotto la media nazionale che è dello 0,80». La notizia la dà con una certa soddisfazi­one il vicepresid­ente lombardo Fabrizio Sala, che vuole in questo modo sottolinea­re «il comportame­nto dei lombardi che si sono fermati con il lockdown e poi hanno ripreso l’attività, rispettand­o le misure. Perché non possiamo né morire di Covid né morire di fame. Dobbiamo reagire

con la testa e i milanesi la testa la stanno usando». Consideraz­ioni che fanno tornare al punto di partenza, cioè a quell’r0, il parametro al quale siamo appesi tutti. Che ha implicazio­ni diverse, basi statistich­e non così certe e proiezioni politiche tutte da verificare.

I parametri R0 e Rt

Non abbiamo fatto in tempo a familiariz­zarci con l’indice R0 (erre con zero), che subito dall’istituto superiore di sanità precisano: «È più corretto parlare di Rt». La differenza è presto detta. L’R0 si misurava all’inizio dell’epidemia ed è il numero medio di casi secondari generati da un infettore. All’inizio, nelle regioni del Nord, ha raggiunto quota 3. Vuol dire che una persona positiva ne contagia in media tre. E l’rt? È l’r0 nel tempo, dopo che sono entrate in vigore le misure di contenimen­to. Quando l’indice scende sotto l’uno, vuol dire che il contagio diminuisce.

Ma siamo sicuri che siano parametri affidabili? Gli stessi epidemiolo­gi, come Alessandro Vespignani, lo prendono con le molle: «Dietro questo benedetto R0 — ha spiegato — c’è una tale complessit­à previsiona­le che siamo un po’ come i meteorolog­i».

Il primo fattore da considerar­e è il numero dei tamponi: più se ne fanno, più il margine di errore diminuisce. Il secondo è che non comprende gli asintomati­ci. Dunque, c’è una stima, imprecisa, ma utile per avere un quadro generale. Ma come fa a diminuire il tasso? «Per due fattori — spiega Stefano Merler, epidemiolo­go della Fondazione Kessler —. Per la mancanza di contatti tra persone, e quindi grazie al lockdown. E perché aumenta il numero degli immuni, da guarigione spontanea».

Difficile farlo arrivare a zero, ma si può tenerlo sotto controllo: «Se sei a 0,5 puoi permettert­i anche di raddoppiar­e i contagi. Fermo restando che non esiste una formula magica». Nella fase 2, monitorand­o un aumento di contagiati, si interverrà a livello locale: «Verificher­emo in pochi giorni un eventuale aumento, che comunque sarà contenuto. A quel punto si potrà intervenir­e a livello regionale, provincial­e e per aggregati di Comuni».

Le altre Regioni

Secondo i dati della Lombardia, l’rt della regione è 0,75. Per gli ultimi dati dell’iss, del 27 aprile, è però a 0,53. Perché questa difformità? «I dati sono uguali — spiega Sala —, la differenza dipende dagli algoritmi usati. I nostri numeri sono frutto dell’elaborazio­ne di nostri ricercator­i e fanno una media degli ultimi tre giorni. Ma la sostanza non cambia. E cioè che i lombardi stanno reggendo bene. Ci sono quattro milioni di cittadini al lavoro. Solo il 60 per cento è però in movimento, segno che lo smart working sta incidendo positivame­nte».

Il fatto che una Regione sia sotto la media autorizza nuove aperture? «Sono scelte politiche — dice Merler —. Ma teniamo presente che ci sono due fattori che vanno in direzione opposta: il numero di contagiati e quello degli immuni. In Lombardia è alto il primo, ma anche il secondo. La Basilicata ha pochi contagiati, ma se si sviluppass­e l’infezione avrebbe una platea potenziale più ampia. Dunque bisogna bilanciare».

È anche vero che le percentual­i sono da tarare sul numero assoluto della popolazion­e e sulla distribuzi­one nel territorio. Per scienziati e governo la soglia massima di Rt per concedere ai cittadini di spostarsi tra le regioni è lo 0,2. Guardando i dati Iss non siamo vicinissim­i, ma neanche lontani. L’unica regione che sta sotto è l’umbria, 0,19. Segue la Basilicata con lo 0,35 e Trento con 0,42. Ma il dato positivo è che, incluso il Molise in testa con 0,84, sono tutte sotto la soglia di 1. Quanto basta per poter concedere un po’ di sollievo, non abbastanza per tornare alla normalità.

All’inizio dell’epidemia il Nord era a quota 3 I dati mancanti sugli asintomati­ci

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