Regolarizzare i braccianti Ma c’è il no dei 5 Stelle Il Movimento si spacca
L’ala che fa riferimento al presidente della Camera Fico è favorevole, quella che segue il ministro Di Maio frena «Sono più leghisti della Lega», commentano al Nazareno
Ancora qualche giorno fa Teresa Bellanova la dava come fatta: la regolarizzazione di centinaia di migliaia di lavoratori in nero dell’agricoltura e del lavoro domestico. Braccianti, colf e badanti, il cui problema è venuto allo scoperto con l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, visto che sono rimasti esclusi dai sussidi. Bellanova e la ministra dell’interno Luciana Lamorgese ci stanno lavorando da qualche tempo. Ma ieri è arrivata la brutta sorpresa. Era stata convocata una riunione in videoconferenza poco dopo l’una per discutere dell’argomento. Obiettivo: inserire la regolarizzazione in un emendamento al fu Decreto Aprile, ora Decreto Maggio. All’incontro virtuale oltre a Bellanova e Lamorgese erano presenti la ministra del Lavoro, la grillina Nunzia Catalfo, e Beppe Provenzano.
Il titolare del dicastero del Mezzogiorno non solo era d’accordo, ma rilanciava: «La regolarizzazione non deve riguardare esclusivamente i migranti, ma anche gli italiani». Lamorgese e Bellanova apparivano più prudenti, ma pronte a intavolare una trattativa e a trovare una mediazione ragionevole.
Ecco però arrivare l’altolà di Catalfo: «Il Movimento è spaccato su questo. Una parte non vuole che la regolarizzazione entri nel decreto, quindi per noi è meglio farla slittare». Non è la prima volta che le divisioni dei Cinque Stelle pesano sull’azione del governo Conte. E, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultima. Da una parte c’è l’ala che fa riferimento al presidente della Camera Roberto Fico, che è favorevole alla regolarizzazione, dall’altra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il reggente Vito Crimi, che invece frenano. «Sono più leghisti della Lega», commentano al Nazareno.
Catalfo perciò si è dovuta barcamenare tra queste due diverse visioni e nella riunione ha proposto che la regolarizzazione venisse demandata a un provvedimento ad hoc. Il che, secondo Provenzano, equivale a non farla.
A sera i quattro hanno avuto un altro incontro virtuale per riuscire ad addivenire a un compromesso. Ma la posizione della ministra del Lavoro, a riunione iniziata, non era ancora cambiata: non si può procedere, pena la spaccatura del Movimento. Peraltro i grillini vicini a Di Maio minacciano di far saltare tutto: la regolarizzazione non passerà mai in Consiglio dei ministri, fanno sapere.
A nulla è valsa l’appassionata difesa di questa misura da parte di Provenzano: «C’è un tema in agricoltura che è un’emergenza da risolvere non più procrastinabile. Dai campi arrivano i cibi che consumiamo sulle nostre tavole, dobbiamo ora portare anche nei campi quei diritti negati a chi lavora. La regolarizzazione e l’emersione del lavoro nero non solo rispondono a un’esigenza di giustizia, ma sono anche un incentivo a fare ulteriori passi di modernizzazione nel settore agricolo».
Ora quella dei ministri del Mezzogiorno, dell’interno e dell’agricoltura per regolarizzare gli «invisibili», come li chiama Bellanova, è diventata una corsa contro il tempo. Devono riuscire a convincere i Cinque Stelle prima della prossima riunione del Consiglio, prevista per domani sera (sempre che non slitti, cosa che ultimamente accade assai spesso). Oppure sperare in una mediazione in extremis di Giuseppe Conte. Ma il premier vorrà mettersi contro Luigi Di Maio?