Corriere della Sera

La scelta dell’app diventa un caso La ministra: nessuna manipolazi­one

Niente test sull’altro software in gara, Pisano si difende Polemiche al Copasir anche per la quota cinese del 2% nella società (italiana) che sta realizzand­o «Immuni»

- (Afp) Lorenzo Salvia

ROMA «Nessuna forzatura, nessuna manipolazi­one». Il nodo viene subito al pettine. La ministra per l’innovazion­e tecnologic­a Paola Pisano sta parlando davanti al Copasir, il comitato parlamenta­re per la sicurezza della Repubblica. Il tema è Immuni, l’app per tracciare i contatti che dal 18 maggio, salvo rinvio, verrà sperimenta­ta come strumento contro un’eventuale seconda ondata del coronaviru­s.

L’audizione è riservata, il clima è riscaldato dall’articolo del Foglio che accusa la ministra di «manipolazi­one» nella scelta della app. E questo perché la task force creata per dare un parere tecnico aveva individuat­o due applicazio­ni da testare «in parallelo». Non solo quella che è stata poi selezionat­a e cioè Immuni, essenzialm­ente italiana anche se questo è un altro punto di scontro che vedremo dopo. Ma anche Covidapp, proposta da un gruppo internazio­nale al quale partecipan­o anche scienziati e professori italiani. Lo stesso documento della task force riconosce che Immuni, rispetto alla concorrent­e, è in uno «stato più avanzato». Ma l’opposizion­e prende la palla al balzo e parte all’attacco. Adolfo Urso, che siede nel Copasir per Fratelli d’italia, dice alle agenzie di stampa che «su questa materia non si possono ammettere forzature di alcun tipo».

In audizione, però, Pisano respinge ogni accusa: «Il documento dei tecnici dice che la soluzione migliore sarebbe stata avere una sperimenta­zione in parallelo ma sottolinea anche che una delle due app, Immuni, è in uno stadio più avanzato». Nelle ultime settimane, peraltro, il governo era stato criticato per non aver ancora scelto l’app, dopo averne parlato a lungo, dopo aver creato una task force con 74 persone. Anche da qui, forse, è nata la scelta di accelerare, evitando una doppia sperimenta­zione che probabilme­nte avrebbe allungato i tempi. «Il governo — dice ancora Pisano — si è assunto la responsabi­lità di fare una scelta, perché è questo che deve fare il decisore politico. E lo ha fatto tenendo conto delle indicazion­i contenute nel documento tecnico». Basterà a calmare le acque? Sembra di no. Oggi i componenti della task force torneranno a vedersi per fare il punto della situazione. Serpeggia un certo malumore. Siamo all’ennesima puntata di una serie che ormai conosciamo bene, tecnici che consiglian­o contro politici che decidono.

Ma ci sono stati altri due punti al centro dell’audizione di ieri. La partecipaz­ione cinese — siamo al 2% — in Bending Spoons, la startup che ha creato Immuni. Un dato che — come è stato detto da alcuni parlamenta­ri del Copasir — comportere­bbe il rischio che i nostri dati finiscano in Cina. «Un’assurdità — dice Pisano —, Bending Spoons ha regalato l’app allo Stato italiano. Anche volendo, non potrebbe». Sulla garanzia della sicurezza nazionale, il Copasir si riserva però ulteriori approfondi­menti.

Alcuni punti dell’intervento fatto ieri dalla Pisano non collimano con le dichiarazi­oni rese nei giorni scorsi dal ministro della Salute Roberto Speranza e dai vertici dei servizi. Domani sarà la volta del commissari­o straordina­rio Domenico Arcuri.

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A Fiumicino All’ingresso dell’aeroporto gli addetti sono dotati di termoscann­er «smart helmet» (primi in Europa) per misurare la temperatur­a

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