Corriere della Sera

L’ingegnere del team escluso: sorpresi da quell’annuncio eravamo pronti per le prove

Mastrostef­ano, 29 anni: «Ma ora non faremo ricorso»

- di Martina Pennisi

MILANO Luca Mastrostef­ano risponde da Londra, dove vive e lavora da due anni come ingegnere informatic­o in un fondo di investimen­to per startup europee: «Compio 30 anni il prossimo 27 maggio, avrei voluto festeggiar­e con il lancio della mia Covidapp in Italia».

Non andrà così: il progetto che Mastrostef­ano ha realizzato con altri 35 fra scienziati e docenti dal Brasile alla California è stato selezionat­o dalla task force del ministero dell’innovazion­e come «buona soluzione alternativ­a e/o di riserva» a Immuni di Bending

Spoons ma nel rush finale è stato estromesso anche dai test auspicati dagli esperti del dicastero.

«Il 14 aprile avevamo mandato un documento in cui dicevamo di essere pronti per i test sul campo di due settimane. Quando il 16 ho letto l’ordinanza del commissari­o per l’emergenza Domenico Arcuri che arruolava Immuni è stata una sorpresa».

Ha pensato di fare in qualche modo ricorso, visto che la task force aveva chiesto di portare avanti almeno due soluzioni, pur definendo Immuni «più adeguata»?

«No, uscita l’ordinanza ho fatto un passo indietro. Il nostro codice continua a essere a disposizio­ne delle autorità sanitarie che lo vogliono ispezionar­e, se in Italia penseranno di averne bisogno potranno usarlo. Io vivo a Londra, ma la mia famiglia è ancora in Italia e mia nonna di 94 anni vive da sola a Roma. Ho iniziato pensando a lei e voglio solo che venga adottata la migliore soluzione possibile».

Il nostro codice resta disponibil­e per le autorità sanitarie Anche per le Regioni

La vostra non è ancora un’app fatta, pronta e finita?

«Noi non volevamo dare una soluzione chiusa e verticale. Abbiamo mostrato una demo funzionant­e di una soluzione che si può integrare anche nelle altre app. Quelle regionali, per esempio, perché non si può chiedere ai cittadini di scaricare l’app della Lombardia e poi quella nazionale. In Brasile stiamo lavorando così. Forse il governo italiano ha preferito affidarsi a un’azienda solida e non a una tecnologia da implementa­re».

Come funziona Covidapp?

«Da subito ho pensato che la soluzione ottimale fosse il Bluetooth e ho cercato di risolvere i problemi che hanno riscontrat­o anche a Singapore o in Australia».

Cioè?

«Siamo riusciti a far funzionare l’app su iphone anche se non è aperta, usando la sponda del server (se, tramite il Bluetooth, gli iphone non si vedono tra loro o non vengono visti dagli Android comunicher­anno la loro presenza al server, ndr) e a ridurre i falsi positivi».

Covidapp

«Lavoro con 35 esperti da febbraio. Mia nonna ha 94 anni, vive sola, ho iniziato pensando a lei»

È un sistema centralizz­ato che non si appoggia ad Apple e Google?

«Sì, sul server non va alcun dato sensibile o privato. E così, rispondend­o alle richieste di alcuni epidemiolo­gi, diamo la possibilit­à alle autorità sanitarie di contattare non solo il primo livello delle persone a rischio, ma anche quelli successivi».

Dite di aver risolto alcuni dei problemi tecnici, ma senza Apple e Google non mettete a rischio l’interopera­bilità con le app di altri Paesi?

«Qualsiasi Stato o regione implementi il nostro protocollo comunica con qualsiasi altro attore abbia fatto lo stesso».

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Luca Mastrostef­ano, classe 1990, è l’inventore di Covid Community Alert
Il ruolo Luca Mastrostef­ano, classe 1990, è l’inventore di Covid Community Alert

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