Corriere della Sera

Se cade Conte per il Quirinale c’è solo il voto Senza aspettare il referendum

- di Marzio Breda

Dopo la fase 2 il marasma, con rigenerazi­one e salvezza finale. Ovvero la caduta del governo Conte già prima dell’estate e l’apertura di un negoziato a tutto campo da cui nascerebbe un esecutivo «di salute pubblica» al quale affidare la ripartenza economica dell’italia. Ecco lo scenario che alcuni profetizza­no da settimane, tra Montecitor­io e qualche salotto politicome­diatico dove si coltiva il sogno di insediare a Palazzo Chigi gli ottimati, cioè i migliori o presunti tali. È una scommessa che vede il presidente della Repubblica, arbitro costituzio­nale di ogni crisi, nelle vesti di ormai rassegnato esecutore di questa soluzione. Le cose non stanno così. Certo, anche Mattarella è in ansia per le sfide che attendono il Paese. Teme che l’assedio al premier, logorato da una parte della stessa maggioranz­a (e qui Renzi svetta accanto a qualche pokerista dei 5 Stelle) e bombardato compulsiva­mente da un’opposizion­e in cerca di spazi, costringa il governo ad accontenta­rsi di una modesta strategia di galleggiam­ento. Il rischio è che, in quest’atmosfera da cupio dissolvi, non vengano arginate le prospettiv­e di una recessione e tutto sfoci in una resa di Giuseppe Conte. Magari per un banale incidente di percorso in Parlamento. Sarebbe la crisi al buio che tanto preoccupa il capo dello Stato. Il quale non ha sulla scrivania una pistola giocattolo, con il tappo di sughero. Ha l’arma dello scioglimen­to delle Camere. È vera e carica. E lui è pronto a usarla subito anche perché ha sempre detto che, esaurita ogni formula politica, Conte sarebbe stato l’ultimo premier di questa legislatur­a. Basta porsi qualche domanda per averne conferma. Ci sono i numeri per una maggioranz­a alternativ­a? C’è un candidato premier accettabil­e da un largo fronte? C’è un programma serio e condiviso? E, soprattutt­o, c’è il tempo per far maturare un’intesa (come minimo un paio di mesi tra consultazi­oni sul Colle e trattative), mentre l’italia è stretta sotto una doppia emergenza? A questi interrogat­ivi la risposta inevitabil­e è una sola: no. E non c’è neppure lo scudo del referendum sul numero dei parlamenta­ri (con successiva nuova legge elettorale) dietro il quale si riparano coloro che vagheggian­o l’esecutivo di unità nazionale. Se poi davvero la deadline del governo Conte 2 fosse a giugno, come si sostiene, Mattarella ci manderebbe alle urne a settembre, nel quadro istituzion­ale che c’è adesso. Cioè con l’esecutivo dimissiona­rio a traghettar­ci al voto. Con i sommovimen­ti tra i due fronti suggeriti dagli ultimi sondaggi, nessuno può dare per scontato come andrebbe a finire.

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