«Più Stato». E la fase due si colora di rosso
La fase due sembra colorarsi di rosso antico. Il Manifesto è tornato di moda. E non solo quello di Norma Rangeri, sul quale un nutrito gruppo di intellettuali sta raccogliendo le firme affinché la si smetta di disturbare il manovratore Conte. Ma anche il Manifesto di Marx ed Engels, la cui fiammeggiante retorica rivoluzionaria è stata emulata da Goffredo Bettini nella sua invettiva contro un «capitalismo cieco e disumano». Non è chiaro in che modo il capitalismo sia responsabile del coronavirus, visto che l’epidemia è nata nell’ultimo Paese comunista del mondo. Ma è chiaro che sta prendendo forza la corrente di chi non intende sprecare questa occasione per rimettere lo Stato alla guida dell’economia. Mariana Mazzucato, autorevole membro della task force di Colao, l’ha detto chiaro e tondo: serve uno Stato imprenditore che aiuti le aziende dicendo loro come e dove investire. Si vede che i paladini del «pubblico» sono rimasti colpiti dalla sua performance nel corso della crisi, in termini di efficienza e rapidità nella distribuzione di mascherine, dispositivi sanitari per medici e infermieri, approntamento della app e dei test sierologici, rapporto tra Stato e Regioni. E ora, giustamente, vogliono esportare questa esperienza di successo all’economia tutta. Uno spettro si aggira per l’italia.