Il virus a dicembre anche in Francia E il paziente fu dimesso dopo 2 giorni
MILANO L’ingresso del Covid-19 in Europa si colloca verso la fine di dicembre, ben prima che l’epidemia diventasse conclamata in Cina e poi nel resto del mondo. Il primo caso, ora ufficiale, è quello di un 43enne francese, Amirouche Hammar, ricoverato il 27 dicembre. I primi malati in Francia erano datati 24 gennaio. La scoperta è avvenuta grazie all’idea del laboratorio di virologia dell’ospedale di Bondy, che ha ripetuto le analisi su tutti i tamponi di pazienti con sintomi simili a quelli del coronavirus per i quali non era stata trovata la causa dell’infezione. Su 14 campioni, uno è risultato positivo al Covid-19, quello di Amirouche, dimesso dopo due giorni con una diagnosi di «infezione polmonare».
Il problema riguarda anche il Paese da cui è partito tutto, la Cina. I primi casi denunciati da Pechino risalgono al 20 dicembre, ma secondo alcuni quotidiani ci sarebbero infezioni risalenti al 17 novembre.
L’organizzazione mondiale della sanità invita i Paesi a svolgere indagini epidemiologiche per «avere un quadro nuovo e più chiaro». È quello che ha fatto l’italia: la Regione Lombardia ha chiesto a 5.800 pazienti positivi di ricordare la data di esordio dei sintomi. Dal sondaggio è emerso come «altamente probabile» che il 26 gennaio a Milano ci fossero già 46 casi e 543 in tutta la Lombardia. Prima ancora ci sarebbe la segnalazione di una professionista milanese di 41 anni, ammalatasi il 22 dicembre. La donna ha raccontato al Corriere di essere risultata positiva al test sugli anticorpi: sarebbe una delle tante «polmoniti anomale» segnalate da medici e pediatri negli ospedali lombardi tra fine dicembre e inizio febbraio.
Anche nel Regno Unito si è andati a ritroso nel tempo: un’app di tracciamento ha spostato il primissimo caso al 15 gennaio (la data ufficiale era il 31 gennaio). Un altro metodo per risalire alle origini cronologiche dei focolai è quello di studiare il genoma del virus e le sue mutazioni: la Spagna ha stabilito in questo modo che il coronavirus circolava a Valencia già intorno al 14 febbraio, prima della partita di calcio Atalanta-valencia. Le date dei primi casi ufficialmente notificati da ciascun Paese europeo rispecchiavano finora le linee guida sui tamponi: un folto gruppo di segnalazioni si collocava a fine gennaio, quando l’indicazione era quella di cercare tra persone che avevano viaggiato in Cina.
In seguito c’è stato un salto cronologico, fino al 21 febbraio e alla scoperta del focolaio di Codogno: si allarga lo spettro dei tamponi, se non altro a chi arriva dalla Lombardia, e si registrano altri «primi casi».
Il «paziente zero» forse non è ancora definitivo, ma stiamo datando l’inizio della diffusione del virus in Europa in modo sempre più preciso.