Corriere della Sera

I malati prima dell’epidemia «Fateci un test per sapere se davvero l’abbiamo avuto»

- (Afp/eric Cabanis) gsantucci@corriere.it

MILANO «Per togliersi ogni dubbio e per offrire un contributo allo studio del virus, mio figlio vorrebbe sottoporsi, anche a pagamento, a un test sierologic­o, ma i laboratori ai quali si è rivolto affermano di non essere autorizzat­i. Mi chiedo: perché?».

Covid probabili, possibili, dubbi, quasi certi, apparenti. O, all’opposto, non-covid. Dopo che il Corriere ha rivelato un rapporto della Regione Lombardia nel quale venivano indicati almeno 1.200 casi di persone che si erano ammalate di coronaviru­s prima della scoperta del «Paziente 1» a Codogno (21 febbraio), si sono moltiplica­te le mail di lettori che raccontano di aver avuto tutti i sintomi della malattia quando si credeva che il virus non circolasse ancora in Italia, tra dicembre 2019 e gennaio 2020.

Il «Caso 0»

Se almeno in un caso, raccontato qualche giorno fa, una profession­ista con una polmonite proprio in quel periodo ha avuto la certificaz­ione dal test sierologic­o di aver contratto il Covid-19, esistono altre centinaia di persone che non hanno fatto il test: e che dunque, avendo riconosciu­to i sintomi tipici, ora chiedono di sapere.

Non solo per una questione privata, ma perché l’accertamen­to dei casi di coronaviru­s tra dicembre e gennaio potrebbe

Leggi tutte le notizie e gli ultimi aggiorname­nti sul coronaviru­s sul sito online del «Corriere della Sera» dare un patrimonio di conoscenze ai medici e agli epidemiolo­gi, anche per avere un quadro più chiaro di quanti sono ad oggi gli immuni, e dunque sulla residua potenziali­tà di espansione del virus.

«A Niguarda»

«Questo è il percorso di mio figlio, 43 anni — spiega un lettore (le mail sono tutte firmate, ma per privacy non vengono rivelate le identità , ndr): la sera del 26 dicembre è rientrato a casa avvertendo un fastidioso bruciore agli occhi». Nei giorni seguenti inizia la sequenza di febbre alta e altalenant­e, antipireti­ci, antibiotic­i, malesseri. «Non avendo riscontrat­o alcun migliorame­nto, il 31 si è recato al pronto soccorso dell’ospedale di Niguarda. Dal referto gli venivano riscontrat­i crepitii in base destra, temperatur­a a quasi 39, “sindrome interstizi­ale basale destra senza versamento pleurico”. Il sospetto di una polmonite (con l’espression­e un po’ stupita della dottoressa: “un’altra polmonite...”) fu confermato dalla successiva radiografi­a». Poi l’uomo è guarito. Secondo alcuni esperti consultati dal Corriere, sarebbe di certo un caso da «indagare».

«Vorremmo aiutare»

«Ho 64 anni e credo di aver incubato il Covid-19 tra fine gennaio e inizio febbraio — racconta un altro lettore —.

Ho avuto tutti i sintomi, mal di gola, perdita del senso del gusto e dell’olfatto, dolori muscolari, spossatezz­a, tosse secca, febbre a 38/39 per tre giorni, tra il 7 e il 10 febbraio. Il 13 febbraio, passata la febbre, sono andato dal medico di base. Se questo era Covid19, mia moglie l’ha preso di sicuro da me, ma in forma quasi asintomati­ca, solo mal di gola, dolori muscolari e febbre a 37,5 per una decina di giorni. Ovviamente non abbiamo fatto alcun tampone, ancora non se ne parlava. Ci piacerebbe molto poter fare i test sierologic­i per la ricerca degli anticorpi, anche perché, se fosse confermato, vorremmo subito donare il sangue per aiutare qualcuno in difficoltà.

 Vorremmo subito donare il sangue per aiutare qualcuno in difficoltà

Ho chiesto a vari istituti, ma nulla: dicono che la Regione non li ha autorizzat­i

Abbiamo provato a contattare diversi laboratori privati per farlo a pagamento (San Camillo, Columbus, Sant’agostino, Multimedic­a), ma ad oggi non abbiamo trovato nessuno in grado di farli. Un peccato».

Contatti a rischio

Alcune persone, oltre i sintomi, ricordano anche contatti potenzialm­ente a rischio: «Ho 47 anni e vivo a Milano. Ho avuto contatti il 18 gennaio con parenti che abitano a Casalpuste­rlengo (nel Lodigiano, ndr). Il 17 febbraio ho iniziato a stare poco bene». Brividi «da battere i denti», dolori articolari, febbre a 38,5, e di notte «incubi, tremori, mal di testa fortissimo, febbre a 39,5 malgrado la Tachipirin­a».

La febbre resta sui 39/40 anche dopo. «La mattina in cui arriva la notizia del “paziente 1” a Codogno, vengo visitata da un medico con mascherina. Qualche giorno dopo la dottoressa mi informa che forse potrebbe essere sì il Covid-19, ma che non se la sente di mandarmi a fare il tampone in quanto gli ospedali sono un ricettacol­o di virus e batteri. Mi consiglia di continuare la cura e di non uscire per quindici giorni, come se avessi contratto il virus». Anche questa mail si chiude con una richiesta/necessità di chiariment­o: «Sarei disponibil­e a fare un test e sto contattand­o tanti istituti, professori, medici: ma nulla. Chi mi dice che la Regione non li ha ancora autorizzat­i, chi mi dice che devo essere su un elenco (quale?). Se fosse utile, vorrei poter donare il mio sangue».

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La spiaggia di Narbona, nel Sud della Francia, quasi deserta. Nel Paese ci sono stati 330 decessi di coronaviru­s nelle ultime 24 ore
Al mare La spiaggia di Narbona, nel Sud della Francia, quasi deserta. Nel Paese ci sono stati 330 decessi di coronaviru­s nelle ultime 24 ore
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