La contesa tecnologica sulla cima dell’everest: è alto 8.844,43 metri?
La spedizione cinese userà i satelliti Beidou
Doveva essere «solo» una spedizione di ventisei alpinisti, tutti cinesi, pronti a salire senza concorrenza sull’everest a sessanta anni esatti dalla conquista nazionale del maggio 1960. Non poco: la solitudine sull’hillary Step, l’imbuto che porta alla cima e il cui traffico in passato è stato causa di morte, è una ghiotta occasione che non capita mai sulle trafficate vie della montagna sull’himalaya. Ma l’obiettivo è ben più ambizioso e ora è anche ufficiale: correggere con una missione di 53 scienziati del ministero delle Risorse naturali di Pechino l’altezza del tetto del mondo su tutti i libri di geografia, tutti i siti online e tutte le enciclopedie del mondo grazie alla precisione della tecnologia cinese. Non 8.848 metri, l’altezza ufficiale, ma 8.844,43 metri, la misurazione già fatta da una spedizione cinese nel 2015 ma mai accettata dal Nepal, che condivide la cima con il Tibet, e dal resto del mondo.
Meno di quattro metri sono nulla, si potrà pensare. Ma non va dimenticato che l’everest è una montagna simbolo: la sua conquista nel ‘53, arrivata sulla stampa il giorno dell’incoronazione della regina Elisabetta, venne considerata l’ultima grande avventura dell’uomo, superata solo nel ‘69 dalla discesa di Armstrong sulla superficie della Luna. Quei quasi quattro metri sono sufficienti, dunque, per dimostrare la superiorità del sistema satellitare cinese Beidou, il concorrente del Gps americano completato solo lo scorso dicembre con il lancio del 35esimo satellite, e del 5G di Huawei, già al centro per tutto il 2019 della guerra commerciale e tecnologica tra il presidente Usa Donald Trump e quello cinese, Xi Jinping. Il 5G è stato portato da China Mobile sempre in questi primi giorni di maggio, tra seracchi e vie attrezzate, al campo base avanzato a 6.500 metri.
Le notizie sulle due spedizioni in realtà scarseggiano. Già da marzo si sapeva che, mentre il Nepal aveva bloccato a causa del virus Sarscov-2 tutte le autorizzazioni a salire dal proprio versante, la Cina aveva deciso di autorizzare solo lo Yarla Shampo Expeditions, un gruppo cinese, ad organizzare una missione dal Tibet. Secondo fonti locali seguite dall’himalayan Times alcuni di loro avrebbero già raggiunto il primo maggio
L’unica fotografia per ora uscita dal Tibet sul campo base cinese per tentare l’attacco alla cima dell’everest l’ultimo campo sopra gli 8 mila metri, la cosiddetta zona della morte, per acclimatarsi e ridiscendere in attesa dell’unica finestra prima dei monsoni, tipicamente pochi giorni di tempo decente nella seconda metà del mese. Per la Cina sarebbe una doppia vittoria: quella del 1960, in effetti la prima conquista dell’everest dal versante Nord (Edmund Hillary e Norgay Tenzing nel 1953 erano passati dal Nepal), venne inizialmente messa in discussione per l’assenza di prove fotografiche. Inoltre la contesa con il Nepal sull’altezza del tetto del mondo va avanti da anni appoggiandosi a sofismi geologici e metereologici non banali: la misurazione deve comprendere il cappello di neve sopra la cima (versione nepalese) o no (versione cinese)? Il terremoto di magnitudo 8,1 del 2015 o i venti di sommità hanno spostato anche il cappello di neve? Ora la risposta dovrà arrivare dallo spazio tramite Beidou e, se sarà confermata, sarà una pubblicità mondiale per l’affidabilità della tecnologia cinese.