Corriere della Sera

La tentazione nazionalis­ta della filologia

Riviste «Quaderni di storia» ieri e oggi

- Di Antonio Carioti

Secondo Luciano Canfora (nella foto), «il successo, il consenso crescente e il radicament­o del fascismo» sono il «fenomeno più cospicuo della storia d’italia del Novecento». Questo giudizio, che ovviamente l’autore, uomo di sinistra, esprime con notevole preoccupaz­ione, si trova in un articolo sul nuovo fascicolo del periodico «Studi Storici», nel quale il filologo classico, firma di spicco del «Corriere», rievoca la fondazione, avvenuta 45 anni fa, di un’altra rivista, «Quaderni di storia», da lui diretta e tuttora pubblicata dall’editore Dedalo. Fu appunto nel 1975-76 che Canfora, con i primi numeri dei «Quaderni», attirò l’attenzione critica (e a volte polemica) di insigni studiosi, tra i quali Arnaldo Momigliano, sollevando un problema scottante, il contributo offerto da alcuni importanti nomi della cultura, nel campo delle lettere classiche, allo sviluppo di idee nazionalis­te estreme e imparentat­e con il fascismo italiano e il nazionalso­cialismo tedesco.

Canfora sosteneva allora, e ribadisce oggi, che risulta improprio separare le «premesse ideologich­e» dai «contenuti del lavoro scientific­o» e quindi, pur evitando «collegamen­ti meccanici», bisogna riconoscer­e che gli studi sul mondo antico, nel periodo tra le due guerre, furono una «cultura di punta» nel contesto dei regimi totalitari.

All’epoca i «Quaderni di storia» vennero accusati di tendenzios­ità marxista. Si scrisse che avevano voluto «epurare» Ulrich von Wilamowitz-moellendor­f, grandissim­o filologo tedesco. Oggi appare evidente che l’intento era semmai esplorare un aspetto delle premesse di una stagione tragica, in cui furono implicate alcune delle espression­i più elevate della cultura europea.

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