I racconti sportivi di Berruto annullano il confine tra tv e web
«5 6 storie, nessuna di calcio. Ecco la 57, unica e ultima. Perché il 4 maggio del 1949 e quello del 2020 hanno in comune molto più di ciò che immaginiamo. Grazie di cuore, non poteva essere diversamente». Dopo questa breve premessa, Mauro Berruto comincia a raccontare di un’italia lacerata e divisa, di un’italia che si scopre a pregare e il 4 maggio non può che ripetere un mantra: bacigalupo/ballarin/ maroso/grezar/ rigamonti/castigliano/menti/ loik/ gabetto/mazzola/ossola. Berruto scandisce ogni nome con raro fervore come se quegli «invincibili» fossero ancora un canto sacro per affrontare il futuro. Appaiono persino alcune immagini di repertorio e un lento movimento di macchina ingrandisce una copertina della Domenica del Corriere, con il disegno dell’aereo schiantato a Superga. Fra le tante cose che dovremmo aver imparato da questa terribile pandemia è che ormai i confini tra tv tradizionale e internet sono fluidi e che, non di rado, le cose più interessanti si trovano appunto in rete. Lunedì, nei suoi profili Twitter e Facebook, Mauro Berruto, allenatore di pallavolo italiano, ex direttore tecnico della Nazionale italiana di tiro e ad della Scuola Holden di Torino, ha concluso 57 brevi racconti su alcune leggende dello sport (ogni filmato dura poco più di due minuti). Ha iniziato il 9 marzo con Niccolò Campriani, tre volte campione olimpico nella carabina, ha proseguito con Pietro Mennea, Muhammad Ali, il Giro d’italia, Un omaggio al rugby e al suo coraggio, ma ha anche parlato di Hemingway, Santiago, Joe Dimaggio, e ha concluso con il Grande Torino. Tanto per citare alcuni degli argomenti trattati. Ha detto di aver cercato di recuperare e di proporre vicende che hanno avuto valore per lui e che possano essere di aiuto anche per gli altri. Di certo, le più belle pagine di sport raccontate in questo triste periodo, piene di grazia e di passione.