Corriere della Sera

In edicola senza soste: «Mai come adesso sentiamo di essere utili»

I titolari: strade vuote, ma la clientela arriva

- Giovanna Maria Fagnani

«Da giovane sognavo di diventare un ciclista profession­ista. E invece ho seguito le orme di mio papà Vincenzo, edicolante. In bici ci vado ancora, da amatore. E come edicolante, invece, non mi sono mai sentito così essenziale, come in questo periodo». Davide Valenza, 37 anni, ha cominciato a vendere giornali a 19 anni. Tredici anni fa, insieme a sua sorella Giusy, ha rilevato il chiosco di piazza Giovine Italia, a Milano, a due passi da Santa Maria delle Grazie. Fino alla fine di febbraio, la loro clientela era composta, oltre che dai residenti, anche dai pendolari che lavorano negli uffici della zona e dai turisti diretti al Cenacolo. «Proprio per loro ho aggiunto i frigorifer­i con le bibite» racconta. Una zona, insomma, dove il passaggio era costante. E che d’un tratto si è svuotata. «I primi giorni la piazza aveva un aspetto spettrale. Oltre a noi ci sono un fiorista, una parrucchie­ra, un pastaio, ma la nostra edicola era l’unico esercizio aperto. Poca anche la gente di passaggio. Pareva agosto, ma il morale era diverso: chi usciva prendeva ciò che gli serviva, giornale compreso, e scappava a casa».

C’era da perdersi d’animo, ma Davide e Giusy decidono subito di ampliare le consegne a domicilio gratuite, che facevano da anni. «Quando andavo nei palazzi, ho cominciato a lasciare un biglietto nelle caselle della posta degli altri residenti». Poi, con il passaparol­a, la clientela è aumentata: «La gente che prima comprava un solo quotidiano ne prendeva spesso due o tre. Stiamo lavorando moltissimo, anche per il fatto che altre edicole sono rimaste chiuse. E li capisco: alzarsi alle 4 di mattina e tornare con un magro

Edicolanti Davide e Giusy Valenza nel chiosco di piazza Giovine Italia a Milano incasso ti sconforta, ma io volevo tenere aperto perché facciamo un servizio importanti­ssimo. Al di là del diritto all’informazio­ne, siamo un punto di riferiment­o nel quartiere. Penso agli anziani che passano per la ricarica telefonica. O a chi, in questo periodo, ha potuto pagare le bollette qui, evitando le code in posta, che era aperta con orari ridotti. E penso anche ai bambini, chiusi in casa che hanno potuto avere libri da colorare e bustine di giochi».

La speranza è che anche i clienti condividan­o questa consapevol­ezza. «Ma credo di sì, il valore della presenza delle edicole è aumentato nella mia percezione, anche se ora, per evitare code, con i clienti non si scambiano più molte parole». C’è una clientela, in particolar­e, che gli manca: «I bar a cui portavo i quotidiani, quasi tutti a gestione famigliare. Spero di rivederli presto».

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