PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, SERVE DELEGARE LE FUNZIONI
Caro direttore, comunque la si pensi sulla strategia e sulle misure sin qui messe in campo dal Governo, un dato emerge in maniera inequivocabile da questi primi, difficili mesi di emergenza epidemiologica: l’italia è un Paese che se la cava abbastanza bene quando deve chiedere ai cittadini, ma va nel pallone quando deve dare; sa il fatto suo quando si tratta di stabilire divieti e chiusure, ma si incarta oltre ogni ragionevolezza quando è il turno di permessi e aperture. È una questione di forma mentis di un apparato burocratico che è talmente abituato ad interpretare se stesso nel ruolo di controllore e censore da non riuscire a cambiare passo quando c’è bisogno invece di un consulente e facilitatore.
Anche in questo drammatico frangente, la burocrazia sta imbrigliando la filiera delle decisioni, rallentando pesantemente l’applicazione delle misure e quindi i loro potenziali effetti positivi.
Valga per tutte la complessità delle procedure per l’accesso al credito con la quale stanno facendo i conti migliaia di imprese già quasi con l’acqua alla gola, eppure sommerse da innumerevoli moduli di autocertificazioni. Proprio il tema burocrazia andrà preso di petto se si vorrà seriamente metter mano alla ricostruzione del Paese, provando
a trasformare questo passaggio in un’opportunità di cambiamento. Negli anni scorsi, tra i numerosi tentativi di porre mano al problema, era emersa la volontà di individuare atti delle pubbliche amministrazioni che potessero essere rimessi alle libere professioni ordinistiche, al fine di semplificare l’attività delle amministrazioni stesse e di ridurne i tempi di produzione. Fu scritto nero su bianco nell’ambito del cosiddetto Jobs act del lavoro autonomo, ma i decreti legislativi che avrebbero
Ostacoli Anche in questa crisi la burocrazia sta imbrigliando la filiera delle decisioni
dovuto attuare in concreto questo principio innovativo non hanno mai visto la luce.
Ripartire da quel lavoro rimasto colpevolmente a metà potrebbe ora essere utile per iniziare a ragionare seriamente su come alleggerire la pubblica amministrazione da incombenze che, è di tutta evidenza, non è sempre in grado di gestire al meglio. Questo frangente può d’altro canto essere anche l’occasione per riscoprire il ruolo positivo che alcuni corpi intermedi possono svolgere a favore del sistema.
Il tentativo di superare l’intermediazione — peraltro in parte giustificato dalla oggettiva necessità di snellire i processi decisionali di democrazie sempre più bisognose di velocità — fa i conti con la pachidermica lentezza della nostra macchina amministrativa. L’intuizione del Jobs act autonomi di delegare funzioni della P.A. resta dunque quanto mai attuale e si abbina non solo alla riscoperta di una funzione positiva e propositiva dei corpi intermedi qualificati, ma anche a quella del valore insostituibile delle competenze.
L’attribuzione alle professioni intellettuali di funzioni sussidiarie sarebbe certo un’opportunità per lo Stato. Lo sarebbe però anche per il sistema ordinistico nel suo complesso, chiamato ad un rinnovato, ulteriore impegno a favore della collettività, che andrà però finalmente riconosciuto pienamente dalla politica.
Presidente Consiglio nazionale commercialisti