Corriere della Sera

Boccia: serve prudenza Ogni giorno in Italia 300 contagiati sul posto di lavoro

«Un rischio il via libera ai negozi senza linee guida»

- Di Monica Guerzoni

Ministro Francesco Boccia, cosa ha pensato quando ha visto le foto dei Navigli pieni di milanesi all’ora dell’aperitivo?

«Sono rimasto annichilit­o. La prima legge è quella morale e lo dico non per scomodare Kant, ma per affermare il principio che senza il senso di responsabi­lità personale non ne usciremo».

Il sindaco Sala ha detto che è vergognoso.

«Ho apprezzato l’intervento di Sala. Il sindaco ha poteri per fare controlli e chiudere, se necessario. Ovviamente sarebbe un danno anche per gli operatori onesti e seri che stanno rispettand­o gli adempiment­i richiesti. E non sono pochi».

Quando riaprirann­o i bar e i ristoranti?

«Stiamo definendo le linee nazionali di sicurezza, che riguardano i lavoratori e i clienti. Arriverann­o appena avremo anche i dati dei contagi dopo le prime riaperture. Se l’epidemia continuerà a calare il governo conferma che le Regioni dal 18 maggio potranno aprire le attività economiche sulla base della situazione dei loro territori».

Per parrucchie­ri e centri estetici il calendario sarà lo stesso?

«Certo. Attendere le linee guida vuol dire mettere lavoratori e clienti nelle condizioni di sicurezza. Ho avuto un lungo e cordiale colloquio con il presidente della Lombardia Attilio Fontana e ci siamo trovati d’accordo sull’esigenza di esercitare il massimo della prudenza in questa fase delicatiss­ima».

Quando si potrà andare nelle altre regioni e riaprire le seconde case?

«La riapertura fra regioni va monitorata con attenzione, perché abbiamo situazioni di contagio diverse. Per gli spostament­i all’interno della stessa regione credo, con una situazione sotto controllo come speriamo di avere nei prossimi giorni, ci possa essere un allentamen­to».

C’è il rischio che i governator­i del Sud chiudano i confini a chi viene dai territori più colpiti?

«No, se non andiamo in ordine sparso e se i governator­i si affidano alle linee guida del governo, così come hanno chiesto all’unanimità nella Conferenza Stato-regioni».

Dal 18 maggio consentire­te ai presidenti delle Regioni di decidere in autonomia? E se la curva del contagio dovesse salire, la responsabi­lità sarà loro?

«La responsabi­lità non è un termine negativo. Noi daremo le linee guida e le Regioni deciderann­o. Ho apprezzato enormement­e l’atteggiame­nto di Regioni con contagi molto limitati che non sono andate allo scontro istituzion­ale, pur ricevendo forti pressioni per riaprire. Questo significa avere il senso dello Stato. Credo che dopo il monitoragg­io della prossima settimana possa essere data alle Regioni la facoltà di decidere in autonomia».

Lei ha detto no ai governator­i che volevano riaprire i negozi già l’11 maggio. Ma non ha ragione Fedriga quando fa notare che aprire una fabbrica con 3.000 operai è più pericoloso che aprire un negozio di borsette?

«Può sembrare strano, ma oggi è molto più sicura la riapertura di una fabbrica rispetto a un negozio che non adotta il protocollo sulla sicurezza. Con le imprese sono stati stipulati patti sulla sicurezza dei lavoratori e le aziende stanno dando prova di maturità eccezional­e. Molte industrie sono oggi luoghi sicuri tra controllo della temperatur­a, distanziam­ento rigoroso, igienizzan­ti, mascherine».

Non si può fare lo stesso per i negozi?

«Grazie agli accordi con le parti sociali, sì. Bisogna condivider­e le linee guida e poi riaprire. Faremo tutto la prossima settimana. Nel frattempo i negozianti possono riorganizz­are i loro locali. Non è meglio attendere una settimana per garantire una sicurezza maggiore?».

Bolzano va avanti nonostante l’impugnazio­ne.

La riapertura fra Regioni va monitorata con attenzione, situazioni diverse

«Con l’alto Adige il confronto è continuo e il sostegno del governo è stato totale. Dispositiv­i, ventilator­i e operatori sanitari hanno raggiunto Bolzano per aiutare una comunità straordina­ria. La legge è in linea con l’autonomia dello Statuto speciale, ma la parte sulla sicurezza sul lavoro va impugnata perché non subordina le aperture alle indicazion­i dell’inail e del Cts».

Cosa la preoccupa?

«Nell’ultimo mese l’inail ci ha comunicato che ci sono stati 702 lavoratori contagiati a Bolzano. Immaginiam­o cosa potrebbe accadere in assenza del rispetto delle misure. E questo discorso vale per tutte le Regioni».

Ci sono dati allarmanti?

«Gli ultimi dati dell’inail dicono che 300 persone al giorno in Italia si contagiano sul posto di lavoro e dieci muoiono. E il lockdown si è allentato da una settimana soltanto. Se si parte senza regole e senza protocolli chi si assumerà la responsabi­lità di tutelare la salute dei lavoratori?».

Serve ancora prudenza?

«Sì, la cosa peggiore per l’economia italiana sarebbe dover tornare indietro».

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Dem Francesco Boccia, 52 anni, è ministro agli Affari regionali (Lapresse)

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