L’istituto superiore di Sanità: «Viste immagini molto preoccupanti» Ieri lo scenario è cambiato: poca gente, distanze e mascherine I commenti nei bar: «I calcoli andavano fatti prima dell’ordinanza»
la rubano auto e camioncini dei vigili. Agenti si consumano i piedi alla Darsena. Come era logico aspettarsi, gli ambulanti che giovedì hanno propiziato il party di strada hanno preferito prendersi un turno di riposo. E a giudicare dall’aria che tira, qui nel quartiere, si sono fatti pochi amici, soprattutto tra i colleghi: «Le 60 persone senza mascherina che hanno creato l’assembramento le hanno portate loro», dice il proprietario dell’osteria Luca e Andrea mostrando il Var della serata. Per evitare discussioni ieri in pochi si sono concessi un bicchiere e colpiscono quelli che lo trangugiano senza neanche far annegare la cannuccia nel gin-tonic.
L’astinenza da happy hour la puoi quasi toccare. I gestori dei locali sfoggiano cartelli più chiari possibile: invitano la gente a prendersi da bere, ma non lì davanti. Del resto il senso di asporto sarebbe quello, ma in tanti hanno giocato con le interpretazioni. «Forse qualche calcolo andava fatto prima di scrivere l’ordinanza», dicono nascosti dietro al bancone alcuni barman. Perché la movida milanese in versione estiva è fatta di brindisi all’aperto: a cavalcioni sul lungomare dei Navigli o sui muretti di corso Como. Si vive di asporto: anzi in alcuni casi c’è chi per salvare le finanze il bottiglione di drink se lo porta da casa o lo compra al supermercato. «Se fosse tutto come quello che vedo dalle mie finestre ci sarebbe presto l’immunità di gregge», scherza, si fa per dire, un residente. Dal balcone di una casa di ringhiera di fronte si affaccia una signora, purtroppo per lei, questo quartiere l’ha visto crescere. C’erano le lavandaie, ora un bar dietro l’altro. Per cui non si è stupita quando ha sentito rialzarsi il volume. Oggi un silenzio assordante. «Comunque questa è Milano, non ci sono mai mezze misure».