Pronti 36 miliardi per la sanità Ma serve il voto del Parlamento
Aiuti di Stato e ricapitalizzazioni anti-crisi, l’azionista pubblico deve uscire dopo 6 anni se la società è quotata. Moody’s lascia invariato il rating sul debito italiano. Per Dbrs giudizio confermato ma prospettive negative
A prima vista, l’accordo nell’eurogruppo per mettere a disposizione degli Stati prestiti decennali fino al 2% del Pil, che per l’italia significa più di 36 miliardi, a un tasso prossimo allo zero e alla sola condizione che vengano spesi per voci direttamente o indirettamente legate alla pandemia, dovrebbe essere una buona notizia. Se non altro perché più strumenti a disposizione ci sono, meglio è. E invece l’intesa, a giudicare dalle opposte reazioni nella maggioranza, rischia di diventare da noi una notizia che, anziché aiutare, complica la situazione, mettendo a rischio perfino la tenuta del governo.
Tanto per cominciare, si deve osservare una certa divaricazione tra Palazzo Chigi e il ministero dell’economia, che è in mano al Pd. Il ministro, Roberto Gualtieri, sottolinea, con un’analisi apparentemente solo tecnica, tutti i vantaggi della soluzione raggiunta nell’eurogruppo. Il viceministro, Antonio Misiani, non nasconde la sua esultanza. Il premier, Giuseppe Conte, invece, frena e rispecchia nei suoi commenti la freddezza del Movimento 5 Stelle verso questo strumento ritenuto più dannoso che conveniente.
Il fatto è che questi contrasti non possono essere derubricati a polemiche senza conseguenze, perché se c’è un punto fermo, ribadito dallo stesso Conte nelle aule della Camera e del Senato, è che, se il governo decidesse di chiedere il prestito al Mes, lo farebbe solo dopo aver ricevuto il via libera del Parlamento. Un passaggio a questo punto delicatissimo. Per evitare incidenti Conte avrebbe bisogno di far decantare la situazione. Del resto, la linea di credito sarà disponibile dal prossimo primo giugno e fino alla fine del 2022. L’italia, quindi, potrebbe benissimo aspettare. Magari nel frattempo accedere ai prestiti anche questi europei del Sure (fondo anti disoccupazione) ma sul quale non ci sono opposizioni nella maggioranza e alla liquidità che metterà a disposizione la Banca europea degli investimenti. E sperare che vada in porto il Recovery Fund da 1.500 miliardi e che soprattutto contenga i tanto agognati trasferimenti a fondo perduto. Ma anche fosse, essi non arriverebbero prima del 2021. Possiamo resistere tanto a lungo senza il Mes? Dipende dalla capacità del debito pubblico di finanziarsi sui mercati. Cioè dal rating, dallo spread, dal sostegno della Bce, messo ora in discussione dalla Corte costituzionale tedesca. Molte variabili, in un quadro politico instabile.
Da giugno
La linea di credito sarebbe disponibile dal primo giugno fino alla fine del 2022