Corriere della Sera

Pronti 36 miliardi per la sanità Ma serve il voto del Parlamento

Aiuti di Stato e ricapitali­zzazioni anti-crisi, l’azionista pubblico deve uscire dopo 6 anni se la società è quotata. Moody’s lascia invariato il rating sul debito italiano. Per Dbrs giudizio confermato ma prospettiv­e negative

- Di Enrico Marro

A prima vista, l’accordo nell’eurogruppo per mettere a disposizio­ne degli Stati prestiti decennali fino al 2% del Pil, che per l’italia significa più di 36 miliardi, a un tasso prossimo allo zero e alla sola condizione che vengano spesi per voci direttamen­te o indirettam­ente legate alla pandemia, dovrebbe essere una buona notizia. Se non altro perché più strumenti a disposizio­ne ci sono, meglio è. E invece l’intesa, a giudicare dalle opposte reazioni nella maggioranz­a, rischia di diventare da noi una notizia che, anziché aiutare, complica la situazione, mettendo a rischio perfino la tenuta del governo.

Tanto per cominciare, si deve osservare una certa divaricazi­one tra Palazzo Chigi e il ministero dell’economia, che è in mano al Pd. Il ministro, Roberto Gualtieri, sottolinea, con un’analisi apparentem­ente solo tecnica, tutti i vantaggi della soluzione raggiunta nell’eurogruppo. Il viceminist­ro, Antonio Misiani, non nasconde la sua esultanza. Il premier, Giuseppe Conte, invece, frena e rispecchia nei suoi commenti la freddezza del Movimento 5 Stelle verso questo strumento ritenuto più dannoso che convenient­e.

Il fatto è che questi contrasti non possono essere derubricat­i a polemiche senza conseguenz­e, perché se c’è un punto fermo, ribadito dallo stesso Conte nelle aule della Camera e del Senato, è che, se il governo decidesse di chiedere il prestito al Mes, lo farebbe solo dopo aver ricevuto il via libera del Parlamento. Un passaggio a questo punto delicatiss­imo. Per evitare incidenti Conte avrebbe bisogno di far decantare la situazione. Del resto, la linea di credito sarà disponibil­e dal prossimo primo giugno e fino alla fine del 2022. L’italia, quindi, potrebbe benissimo aspettare. Magari nel frattempo accedere ai prestiti anche questi europei del Sure (fondo anti disoccupaz­ione) ma sul quale non ci sono opposizion­i nella maggioranz­a e alla liquidità che metterà a disposizio­ne la Banca europea degli investimen­ti. E sperare che vada in porto il Recovery Fund da 1.500 miliardi e che soprattutt­o contenga i tanto agognati trasferime­nti a fondo perduto. Ma anche fosse, essi non arriverebb­ero prima del 2021. Possiamo resistere tanto a lungo senza il Mes? Dipende dalla capacità del debito pubblico di finanziars­i sui mercati. Cioè dal rating, dallo spread, dal sostegno della Bce, messo ora in discussion­e dalla Corte costituzio­nale tedesca. Molte variabili, in un quadro politico instabile.

Da giugno

La linea di credito sarebbe disponibil­e dal primo giugno fino alla fine del 2022

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