Corriere della Sera

Schifani: da noi nessun ostruzioni­smo, siamo dei patrioti

«FI non farà la guerra a Conte ma il centrodest­ra resta unito»

- Paola Di Caro

d Voteremo però contro Bonafede È il peggior ministro della Giustizia degli ultimi vent’anni

ROMA Dissentire su qualche tema non significa «voler spaccare il centrodest­ra: non lo faremo mai». Per questo se oggi la richiesta al governo è che «si confronti con noi» e l’offerta è un’opposizion­e che «non paralizzer­à il Parlamento, non farà ostruzioni­smo sui provvedime­nti urgenti, né la guerra a chi guida il Paese», il motivo è uno solo: «Silvio Berlusconi, e tutti noi, siamo patrioti. L’italia conta più dell’interesse di parte». Lo dice a nome di FI Renato Schifani, ex presidente del Senato.

Niente guerra a Conte?

«Nei momenti drammatici della vita del Paese il nemico non è chi lo guida. Non vuol dire interesse ad entrare al governo: siamo e restiamo nel centrodest­ra e pensiamo che l’esecutivo avrà grandi difficoltà a far ripartire il Paese».

Ma?

«Ma saranno temi da affrontare quando saremo fuori da questo tunnel. Come ha detto Berlusconi, con un governo liberale ci sentiremmo in linea: ma è difficile immaginarl­o senza un passaggio elettorale e non è un discorso dell’immediato».

Allora perché FI, contraria a mozioni individual­i, sostiene quella contro Bonafede?

«È una deroga della quale ho preso atto, che segue quella per Toninelli. Considero Bonafede il peggior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni, per aver diminuito le garanzie del cittadino e proposto riforme incostituz­ionali».

Al governo che chiedete?

«Intanto stiamo dando: Berlusconi si sta spendendo molto con i leader europei perché venga dato il giusto peso e sostegno al nostro Paese, uno sforzo apprezzato dai cittadini. E a Conte chiediamo ascolto. Si commettono errori, come la sottovalut­azione di un problema annoso: tra l’approvazio­ne di una legge di spesa e l’erogazione dei fondi c’è da sempre una dilatazion­e temporale. E infatti il flusso di liquidità previsto non sta arrivando, anche le banche — oltre all’elefantism­o di Inps e Sace — non stanno facendo abbastanza. E poi serve sburocrati­zzare, e che lo Stato dia aiuti a fondo perduto alle aziende in difficoltà, non che vi entri come socio».

Si aspetta anche un ritorno della sanità allo Stato?

«Sarebbe un irrazional­e ritorno al passato. Si critica il “modello Formigoni”: ma se non avessimo il sistema pubblico/privato con la partecipaz­ione di un’eccellenza come il Gruppo San Donato, non si sarebbero raddoppiat­e le terapie intensive in pochi giorni. Salvando vite».

Da tifoso e politico: il calcio deve ripartire?

«Vedo con piacere che i toni si sono abbassati, anche grazie all’equilibrio del presidente Gravina. Il calcio è un asset economico: non deve fallire».

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