Schifani: da noi nessun ostruzionismo, siamo dei patrioti
«FI non farà la guerra a Conte ma il centrodestra resta unito»
d Voteremo però contro Bonafede È il peggior ministro della Giustizia degli ultimi vent’anni
ROMA Dissentire su qualche tema non significa «voler spaccare il centrodestra: non lo faremo mai». Per questo se oggi la richiesta al governo è che «si confronti con noi» e l’offerta è un’opposizione che «non paralizzerà il Parlamento, non farà ostruzionismo sui provvedimenti urgenti, né la guerra a chi guida il Paese», il motivo è uno solo: «Silvio Berlusconi, e tutti noi, siamo patrioti. L’italia conta più dell’interesse di parte». Lo dice a nome di FI Renato Schifani, ex presidente del Senato.
Niente guerra a Conte?
«Nei momenti drammatici della vita del Paese il nemico non è chi lo guida. Non vuol dire interesse ad entrare al governo: siamo e restiamo nel centrodestra e pensiamo che l’esecutivo avrà grandi difficoltà a far ripartire il Paese».
Ma?
«Ma saranno temi da affrontare quando saremo fuori da questo tunnel. Come ha detto Berlusconi, con un governo liberale ci sentiremmo in linea: ma è difficile immaginarlo senza un passaggio elettorale e non è un discorso dell’immediato».
Allora perché FI, contraria a mozioni individuali, sostiene quella contro Bonafede?
«È una deroga della quale ho preso atto, che segue quella per Toninelli. Considero Bonafede il peggior ministro della Giustizia degli ultimi 20 anni, per aver diminuito le garanzie del cittadino e proposto riforme incostituzionali».
Al governo che chiedete?
«Intanto stiamo dando: Berlusconi si sta spendendo molto con i leader europei perché venga dato il giusto peso e sostegno al nostro Paese, uno sforzo apprezzato dai cittadini. E a Conte chiediamo ascolto. Si commettono errori, come la sottovalutazione di un problema annoso: tra l’approvazione di una legge di spesa e l’erogazione dei fondi c’è da sempre una dilatazione temporale. E infatti il flusso di liquidità previsto non sta arrivando, anche le banche — oltre all’elefantismo di Inps e Sace — non stanno facendo abbastanza. E poi serve sburocratizzare, e che lo Stato dia aiuti a fondo perduto alle aziende in difficoltà, non che vi entri come socio».
Si aspetta anche un ritorno della sanità allo Stato?
«Sarebbe un irrazionale ritorno al passato. Si critica il “modello Formigoni”: ma se non avessimo il sistema pubblico/privato con la partecipazione di un’eccellenza come il Gruppo San Donato, non si sarebbero raddoppiate le terapie intensive in pochi giorni. Salvando vite».
Da tifoso e politico: il calcio deve ripartire?
«Vedo con piacere che i toni si sono abbassati, anche grazie all’equilibrio del presidente Gravina. Il calcio è un asset economico: non deve fallire».