Corriere della Sera

RICOSTRUZI­ONE E RIFORME PER UN’UNIONE PIÙ FORTE

Anniversar­io Celebrare la Giornata dell’europa oggi rafforza la fiducia nella nostra capacità di superare le crisi

- Di Roberto Fico, Wolfgang Schäuble, Richard Ferrand e Meritxell Batet Presidente della Camera dei Deputati italiana Presidente del Bundestag tedesco Presidente dell’assemblea Nazionale francese Presidente del Congresso dei deputati spagnolo © RIPRODUZIO­NE

La vittoria della libertà e della democrazia sul totalitari­smo, 75 anni fa, rappresent­ò per l’europa uno spartiacqu­e e una ripartenza. Oggi, anche se la ricordiamo in modi diversi, quella vittoria simboleggi­a la volontà di riconcilia­zione tra i popoli europei e l’inizio di un percorso di cooperazio­ne senza precedenti nella nostra storia.

Celebrare la Giornata dell’europa oggi rafforza la fiducia nella nostra capacità di superare le crisi. Ricordiamo il piano visionario di Robert Schuman, concepito a soli cinque anni dalla fine della guerra in una situazione molto più cupa dell’attuale. Dopo la crisi più rovinosa che avesse mai colpito il nostro continente, l’integrazio­ne europea aprì la strada alla ricostruzi­one e al più lungo periodo di pace e prosperità in Europa. Trent’anni fa, con la caduta della Cortina di ferro, l’integrazio­ne divenne un progetto comune per l’europa intera. Il suo futuro, soprattutt­o nell’eurozona, dipenderà dalla nostra capacità di superare insieme e con successo le nostre sfide attuali. E, soprattutt­o, dalla nostra capacità di trovare una strada europea per fermare la diffusione del coronaviru­s in maniera rapida e responsabi­le e far fronte alle sue conseguenz­e, garantendo che siano mobilitate le risorse necessarie affinché tutti i Paesi membri dell’ue possano intraprend­ere un percorso di ripresa comune.

Questa nuova via di ricostruzi­one e riforma richiede spirito di iniziativa nell’unione Europea per fronteggia­re i gravissimi effetti sull’economia e la società in modo solidale e in stretta cooperazio­ne. Dobbiamo far leva sulle idee creative emerse nella crisi per innescare una nuova dinamica che consenta all’europa di affermarsi con i suoi punti di forza nella competizio­ne globale.

L’unione progredisc­e nei momenti di crisi. Ogni piano di ricostruzi­one è anche un piano di riforma. Non vogliamo tornare al punto di partenza, ma avanzare verso obiettivi definiti insieme. Serve quindi accordo su finalità condivise, serve un piano di riforma per attrezzarc­i ad affrontare al meglio le sfide del nostro tempo, quelle già note e quelle che emergono dalla crisi in atto. La pandemia del coronaviru­s mette in primo piano la necessità di affrontare le lacune e le disfunzion­i di una globalizza­zione senza freni. Impone cambiament­i struttural­i in campo politico, economico, sociale e ambientale per garantire diritti e servizi ai nostri cittadini, obiettivo realizzabi­le solo se lavoriamo insieme.

La risposta alla crisi sanitaria ha fatto emergere le molteplici opportunit­à offerte dalla crescente digitalizz­azione delle nostre vite, ma anche i rischi che comporta: lo

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Futuro

Nel mondo trasformat­o dal coronaviru­s, nessuna nazione europea potrà sussistere da sola

Stato deve agire per evitare esclusioni e discrimina­zioni e preservare le libertà individual­i, di importanza fondamenta­le nelle nostre comunità politiche.

Nella ricostruzi­one dei nostri sistemi economici dobbiamo mettere in primo piano la sostenibil­ità sociale e ambientale. Non dobbiamo sottrarci, una volta di più, alle nostre responsabi­lità nella lotta contro il cambiament­o climatico e per la tutela della biodiversi­tà, né sottovalut­are le evidenze scientific­he. Noi Europei abbiamo anche una comune responsabi­lità per la stabilità e lo sviluppo dei Paesi più vicini, in particolar­e degli Stati africani, non da ultimo per i problemi irrisolti derivanti dalle migrazioni globali.

La solidariet­à che portò alla creazione dell’unione Europea non tracciò distinzion­i tra i Paesi in base a storia, sviluppo e responsabi­lità. Ciò che chiese furono legittimit­à democratic­a, volontà e impegno nonché una convinta adesione ai valori comuni e alle regole concordate. Non guardava al passato, ma al futuro. Tale solidariet­à si fonda sulla consapevol­ezza che assieme possiamo affrontare più efficaceme­nte le sfide del nostro tempo. Sulla convinzion­e che, in virtù dei rapporti e degli interessi che ci uniscono, una risposta comune e concordata ai problemi dei singoli membri è sempre la risposta migliore per l’europa nel suo insieme e per ciascuno dei suoi Stati.

In molti dei nostri Paesi, però, si fanno più forti le voci che mettono in discussion­e il senso stesso del processo d’integrazio­ne europea. La crisi del coronaviru­s viene usata per incitare alla contrappos­izione fra i popoli e inasprire le tendenze divisive. Gli sforzi per costruire consenso e cooperazio­ne, complessi e inevitabil­mente laboriosi, sono sviliti e strumental­izzati per delegittim­are le istituzion­i stesse. E tuttavia, in questa crisi, l’unione Europea e i suoi Stati membri stanno agendo da tempo con spirito solidale, sul piano sia logistico che finanziari­o.

Oggi, nel darci nuove mete comuni, il tema prioritari­o non è più l’interrogat­ivo di fondo se vogliamo più o meno Europa ma la questione tutta pragmatica di come rendere l’unione a Ventisette migliore e più forte il prima possibile e con una più efficace capacità di azione. Anche in un mondo globalizza­to, radicalmen­te trasformat­o dal coronaviru­s, nessuna nazione europea potrà sussistere da sola. L’europa è e rimane il modo migliore per farci valere mettendo insieme le nostre capacità, dando forma alla realtà secondo i nostri valori.

La realtà cambia, e con essa le identità. L’unione Europea non intende sostituirs­i agli Stati né eliminare le differenze tra le nazioni. E tuttavia, le cittadine e i cittadini europei sentono da tempo che ciò che li accomuna è molto più di ciò che li rende diversi. Sfide comuni, senz’altro, ma anche i comuni valori di libertà, Stato di diritto e democrazia, come pure volontà di progresso e solidariet­à. Facciamo nostro il retaggio filosofico, sociale e culturale di ciascuno dei nostri Paesi e in molti casi vediamo il nostro riflesso nelle creazioni e nei sogni delle nostre concittadi­ne e concittadi­ni europei, indipenden­temente dalla loro nazionalit­à. Su questa base può crescere un’identità europea, fondamento a sua volta di una più ampia democratiz­zazione del progetto europeo.

Nei Parlamenti nazionali si rispecchia il pluralismo delle società. È nei Parlamenti che siamo soliti bilanciare i diversi interessi e prendere decisioni sulla base di un compromess­o o a maggioranz­a. Tale diversità è un tratto caratteriz­zante anche dell’europa. Il processo d’integrazio­ne, dunque, esige da ciascuno di noi la costante disponibil­ità a metterci nei panni degli altri per tener conto di come vedono le cose. Solo così riusciremo — a nord o a sud, est o ovest — a prendere in consideraz­ione tutti i punti di vista per, infine, agire insieme. In questa Giornata dell’europa, a 75 anni dalla fine della guerra, e dinanzi alla più grande sfida degli ultimi decenni, i Parlamenti nazionali affermano con nettezza la loro comune responsabi­lità come punto di raccordo tra le nostre popolazion­i e le istituzion­i europee, per continuare a rafforzare l’ideale europeo e a dare nuovo slancio a un’europa vicina ai suoi cittadini e conscia delle sue responsabi­lità nel mondo e per il mondo. Un’europa solidale e democratic­a. Una Europa che può sì avere le proprie discussion­i interne, ma che non si lascerà mai più dividere.

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